Milano – L’incontro del Keren Hayesod
Insieme, a fianco d’Israele
“Mostrare Israele come baluardo di civiltà e luce tra le nazione, questo è lo spirito con cui combattiamo”. È così che il presidente Andrea Jarach ha descritto la missione del Keren Hayesod alla serata di solidarietà per Israele organizzata a Milano presso l’hotel Melià. Per testimoniare questo spirito la fondazione filantropica sionista ha invitato Amos Yaldin, già comandante dell’Intelligence militare di Israele e presidente dell’Istituto per la Sicurezza Nazionale, Leonardo Aseni, giovane milanese che ha preso parte all’operazione Margine Protettivo a Gaza nel 2014 come membro della Brigata di fanteria Golani, e l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon.
Presenti all’evento, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach e il co-presidente della Comunità ebraica di Milano Raffaele Besso.A presentare la serata, a cui hanno partecipato tre candidati a sindaco di Milano – Stefano Parisi, Corrado Passera e Giuseppe Sala -, Donata Berger e Yoram Ortona.
Nel raccontare i suoi quarant’anni di esperienza all’interno dell’esercito israeliano, la carriera in assoluto più lunga nella storia del paese, Yaldin ha offerto al pubblico una panoramica sullo scacchiere mediorientale, mettendo a fuoco alcuni punti con la prospettiva maturata nel corso della sua esperienza. “In Medio Oriente – ha detto per spiegare la complessità della situazione – alla partita di Israele partecipano innumerevoli giocatori diversi che a loro volta giocano con innumerevoli regole diverse, e non sempre si sa quali sono le regole”. Nonostante il delicato equilibrio da lui descritto, Yaldin guarda al futuro di Israele con ottimismo: “Si dice che un pessimista sia un ottimista con esperienza – ha concluso – ma io anche dopo quarant’anni rimango ottimista”.
Tale si è dichiarato anche Aseni, che ha raccontato la sua esperienza iniziata con l’arruolamento nel 2013 nella Brigata di fanteria Golani, una delle più decorate unità di Tzahal. Su un solo aspetto si è dichiarato meno fiducioso: “Sui giornali della diaspora, leggevo di una guerra che non era quella che avevo combattuto, in cui l’immagine di Israele è completamente diversa da quella reale”, ha affermato. “Mi sento orgoglioso – ha quindi concluso – di far parte di un esercito con valori morali profondi e che ama la vita, celebrandola ogni giorno”. Sui pericoli della disinformazione e di come Israele venga percepita all’estero, e soprattutto in Europa, si è soffermato anche Gilon, che alla luce della sua esperienza come ambasciatore ha osservato come uno dei maggiori problemi sia costituito dai movimenti che istigano al boicottaggio dei prodotti e della ricerca di Israele, in particolare il BDS. “Le istituzioni hanno però compreso la vera natura del movimento, contrario anche all’esistenza dello Stato d’Israele – la sua nota positiva – poiché boicottare Israele, che rimane un punto di riferimento nel mondo della scienza, significa boicottare se stessi”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(1 marzo 2016)