Periscopio – I duri
Ci sono delle persone – artisti, politici, intellettuali, pensatori – che ci tengono molto a costruirsi e a conservare una fama da ‘duro’, da anticonformista, da tipo controcorrente. Gente che non la manda a dire, che rifugge dai luoghi comuni, che dice a voce alta quello che molti pensano, ma non hanno il coraggio di dire. Loro, invece, questo coraggio ce l’hanno, detestano le buone maniere, le ipocrisie, i finti buonismi della società borghese.
Quando raggiungono il successo, nessuno deve pensare che questo li ammorbidisca, né edulcori la forza trasgressiva e corrosiva; la capacità di graffiare e di svelare dolorose verità.
E ciò vale soprattutto quando, per inevitabile legge di natura, le luci della ribalta tendono ad affievolirsi, quando il telefono squilla un po’ meno frequentemente e i giornalisti ti cercano con meno insistenza di un tempo.
Nessuno pensi che il ‘duro’, con l’avanzare degli anni, si sia messo a pensare ai nipotini o a sfogliare vecchi album dei ricordi. No, lui è sempre lo stesso: mordace, tagliente, sarcastico. Certo, può capitare anche a lui, come a tutti, di provare quell’umanissimo sentimento che è l’invidia, per esempio nell’assistere al successo di qualche collega più giovane e gettonato che sembra attrarre i mass media più di quanto ormai non riesca a lui.
Se poi, il rivale in questione è notoriamente un ‘buono’, famoso per il suo dispensare al pubblico storie edificanti e favole a lieto fine, è più che comprensibile che il ‘duro’ reagisca. Godetevi, voi benpensanti, queste storielle per bambini, ve le meritate. La vita vera, vi piaccia o no, è un’altra, ve lo dico io qual è. E, facendolo, raggiungo insieme tre risultati, tutti ugualmente importanti: do una bacchettata al rivale ‘buonista’, ricordandogli che sarà anche famoso, ma resta un mero imbonitore, candido e ingenuo come il pubblico infantile a cui si rivolge; ricordo a tutti che esisto ancora, anche se alcuni, per ignoranza e superficialità, paiono essersene dimenticati e, soprattutto, dimostro che sono sempre lo stesso: un fustigatore, un ribelle, uno che dice sempre la cruda verità.
Un esempio eloquente di questo meccanismo lo abbiamo visto di recente, quando un celebre attore e scrittore di fama internazionale, addirittura insignito del Premio Nobel – e, soprattutto, noto per essere un contestatore di professione, un antisistema in servizio permanente effettivo -, ha voluto ricordare al mondo che lui, quantunque avanti con gli anni, non si è imborghesito, non si è piegato alle melense regole della società televisiva del sorriso e dei buoni sentimenti che ci vuole tutti ipocritamente buoni, solidali, beneducati.
Lui no, a differenza di un suo collega ‘buonista’ (anzi, “opportunista”), che ha strappato facili applausi spiegando in televisione i Dieci Comandamenti, e dicendo al popolo bue che è bello non rubare, non uccidere ecc. ecc. Tutte banalità da bambini. La verità è ben altra, lui, il duro, la conosce, e non ha paura di dirla, dura e cruda, così com’è. E la verità è che “Mosè faceva ammazzare donne e bambini perché adoravano gli idoli”, e che i suoi degni seguaci, gli ebrei (che invece, non a caso, piacciono al rivale) ne seguono fedelmente l’esempio, commettendo “brutalità contro chi segue altre religioni, come accade oggi”. Complimenti, Maestro. Con poche parole, tutti e tre gli obiettivi pienamente raggiunti: il rivale buonista (anzi, “opportunista”), colpito e affondato; ci siamo ricordati che Lei esiste (e confesso che me ne ero in effetti dimenticato); e soprattutto, è stato cancellato ogni dubbio sulla possibilità che il vecchio leone possa mai rinfoderare gli artigli.
Il problema, per Lei, sarà ripetersi, perché la prossima volta, per farsi notare, dovrà dire qualcosa si più “hard”, e non sarà facile. Ma confidiamo nel Suo genio.
Francesco Lucrezi, storico
(2 marzo 2016)