Tradizione ebraica e modestia: quelle domande non formulate
Nelle scorse settimane, le parole di denuncia di Renee Rabinowitz, ottantunenne sopravvissuta alla Shoah e combattivo avvocato, hanno fatto il giro del mondo. A motivare la rabbia di Rabinowitz, un episodio avvenuto su un volo New York-Tel Aviv: l’assistente di volo le ha domandato di cambiare posto, in seguito alla richiesta del passeggero accanto a lei, uomo ebreo haredì, che non desiderava sedere vicino a una donna.
Al di là di titoli sensazionalistici apparsi sulla stampa, qualcuno ha cercato di rispondere ad alcune domande. Come per esempio, se la richiesta di non sedere accanto a una donna, sia davvero riconducibile alla legge ebraica.
“Si racconta di un episodio avvenuto su un autobus a Gerusalemme. Una ragazza salì sull’autobus e si sedette in un posto libero accanto a un rabbino haredì. Il rabbino si alzò stizzito e si allontanò dalla donna. Alla fermata successiva, un rabbino sefardita salì sull’autobus. Vedendo il sedile libero accanto alla giovane, si accomodò. Lei rimase perplessa e gli chiese: ‘Quando mi sono seduta accanto a un rabbino haredì, lui si è alzato e se n’è andato. Ma anche lei è un uomo religioso e si è seduto accanto a me. Come lo spiega?’ Il rabbino sefardita rispose ‘Quel haredì è un rabbino. Io sono uno Hakahm (un saggio)!’.” In un intervento ripreso dal settimanale americano Forward, il rav Marc D. Angel, rabbino emerito della sinagoga spagnola e portoghese di New York, ricorda questa aneddoto, per introdurre una riflessione più ampia legata al concetto di modestia, e del ruolo assunto dagli standard stabilita dalla comunità di appartenenza, più che dalla halakha, la legge ebraica stessa.
“Il ‘rabbino’ della storia è parte di una comunità che ha compiuto un lavaggio del cervello nei confronti dei suoi aderenti per convincerli che la Torah richieda una separazione tra uomini e donne che sia più completa possibile. L’implicita tesi è che la mescolanza tra i sessi conduca inevitabilmente a pensieri e probabilmente ad azioni peccaminose” sottolinea rav Angel, che prosegue mettendo in luce la differenza con il comportamento del ‘saggio’, che non è “meno devoto alla Torah o meno religioso in nessun modo” ma è parte “di una tradizione che promuove un naturale, cortese e congeniale modo di vivere”. “Il saggio – spiega il rabbino – considererebbe un peccato terribile l’idea di imbarazzare una donna e di chiederle di spostarsi, come se fosse un essere impuro o contaminato”.
“L’insistenza nella separazione dei generi sul trasporto e nei luoghi di ritrovo pubblico riflette una visione del mondo ossessionata dal sesso e che presuppone il peggio su uomini e donne. Mentre la modestia è senz’altro una virtù essenziale, pruderie e maleducazione non lo sono” la conclusione.
Il caso dell’avvocato Rabinowitz non è tuttavia il primo del genere. Nell’autunno 2014, un episodio analogo aveva costretto a posticipare il decollo.
Commentando il caso per il Forward, la giornalista Tova Ross, aveva tentato di rispondere a un’altra domanda generalmente trascurata, e cioè se la richiesta di spostarsi di posto vada effettivamente considerata offensiva.
“È nel diritto di un altro ebreo praticare la religione nel modo in cui ritiene più opportuno – escluso ovviamente quello di abuso fisico o psicologico verso il prossimo – per quanto poco questo ci possa piacere” ricorda Ross. “Se vogliamo il diritto di pregare, praticare e vestirci come crediamo, perché abbiamo reazioni così caustiche all’idea di un uomo che gentilmente chiede di cambiare posto allo scopo di non deviare dal sistema religioso a cui ha scelto di aderire? Causare un ritardo o fare scenate se la richiesta non può essere accolta è molesto. Semplicemente porre una domanda, io ritengo, non lo è”. Nell’articolo, intitolato “Non giudicare i hassidim che cambiano posto”, Ross spiega dunque che a suo parere, a essere problematico non è il concetto in sé, ma i modi con cui la richiesta viene posta, denunciando dall’altra parte i commenti anti-haredim scatenati dagli avvenimenti.
A offrire poi una panoramica di ciò che avviene a bordo dei voli El Al è un articolo di Haaretz, che ha intervistato diversi steward e hostess per capire quanto gli episodi finiti sui giornali siano rappresentativi della realtà. Le richieste di cambiare posto sono piuttosto comuni, con diverse motivazioni, soprattutto passeggeri che non vogliono sedere vicino a bambini piccoli, o gruppi familiari o di amici che vengono separati.
“Non vediamo queste richieste come qualcosa di fuori dall’ordinario, sappiamo che accadono, come parte del servizio, e di sicuro non teniamo traccia di chi le formula. E non riteniamo che gli ultraortodossi abbiamo diritto a un trattamento speciale nell’assegnazione dei posti. Se possiamo accontentarli, lo facciamo, se no, no”.
Rossella Tercatin