Le carte rese pubbliche dall’Archivio di Stato
Milano e le leggi razziste del ’38
Le storie della persecuzione

IMG_20160310_171250_editUna pagina di storia di Milano e dell’Italia, della sua realtà ebraica e di come fu colpita dal tradimento delle leggi razziste del 1938. Sono tante le storie che emergono dai documenti per la prima volta messi a disposizione degli studiosi e di tutti i milanesi dall’Archivio di Stato della città. Carte – presenti nel fondo della Prefettura di Milano, relativi ai provvedimenti presi dal Ministero dell’Interno e conservati nei fascicoli delle Provvidenze Generali, nei Fascicoli personali e in quelli delle Confische dei beni ebraici – che ricostruiscono il periodo della persecuzione antiebraica e che danno al contempo un quadro di uno spaccato sociale dell’epoca. Un’iniziativa dal grande valore storico, ha sottolineato ieri il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, intervenendo all’inaugurazione della mostra “Gli ebrei a Milano. Le leggi razziali nei documenti conservati all’Archivio di Stato di Milano (1938-1945)”, esposta proprio nelle sale dell’archivio. “Realtà come il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e delle Shoah (Meis) di Ferrara, del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano (Cdec) così come questa iniziativa dell’Archivio testimoniano l’impegno a valorizzare i contributo dato dall’ebraismo al nostro Paese e alla Memoria del nostro tragico passato”, ha affermato Franceschini. Al suo fianco, il neodirettore dell’Archivio Benedetto Luigi Compagnoni, Maurizio Savoja, sovrintendente archivistico per la Lombardia e la curatrice della mostra Alba Osimo, paleografa che ha letto e catalogato la maggior parte dei documenti.
“Questo tipo di materiale – sottolinea a Pagine Ebraiche il direttore del Cdec Michele Sarfatti, intervenuto ieri all’inaugurazione – è prezioso perché pur riguardando un fatto negativo come la persecuzione, ci permette anche di aprire uno spaccato sulla vita degli ebrei prima delle leggi razziste. Si tratta di un terreno fertile per gli studiosi su cui lavorare per conoscere una pagina dell’Italia unita”. È il caso di Guido Sacerdoti Coen, classe 1902, nato a Biella, che di fronte all’infamia delle leggi razziste e alle discriminazioni chiede alla Prefettura di Milano che sia rivista la sua posizione in virtù del suo passato. Coen, come risulta dal documento prefettizio esposto alla mostra dell’Archivio, “prestò servizio militare dal 1920 al 1923 nella Regia Marina, dove conseguì il grado di guardia marina”. Il nonno paterno Vittorio Sacerdoti Coen, nato a Mantova nel 1842, “prese parte alla guerra per l’indipendenza d’Italia, come volontario garibaldino mentre il nonno materno – si legge nelle carte – Iona Marco, nato a Biella nel 1828, prese parte alla guerra 1848-1849 con l’esercito piemontese, come soldato del 7° squadrone del reggimento Piemonte Cavalleria Ia Brigata”.
All’interno delle carte – rese pubbliche passati i 70 anni previsti dalla legge sulla privacy – emergono dunque le vicende degli ebrei per lo più residenti a Milano, ma non solo, negli anni Quaranta. “C’è chi avanza richieste di deroga per mantenere personale di servizio ariano, chi ha contratto matrimonio misto e chiede sia rivista la sua posizione e quella dei figli, chi chiede di “essere discriminato” (nel senso di ottenere un’applicazione meno dura delle leggi del ’38),  per potere così mantenere il lavoro”, si spiega nella presentazione del lavoro. “Ma ci sono anche le delazioni, la tragedia di un mondo che appariva pienamente integrato e poi costretto a fuggire e a cercare di cavarsela”, sottolinea la curatrice Osimo.


Daniel Reichel

(11 marzo 2016)