L’importanza dei piccoli

annasegreA quanto pare, neppure una notizia così straordinaria come la scoperta del più antico Sefer Torah esistente utilizzabile e in possesso di una Comunità ebraica è riuscita del tutto a sfuggire al tritacarne delle polemiche nostrane. E francamente ho l’impressione che ci sia finita in modo un po’ strumentale. I soldi usati per il restauro avrebbero potuto essere spesi diversamente? Certamente: c’è sempre un modo migliore per usare i soldi, a meno che non siano impiegati per salvare vite umane. Ma seguendo fino in fondo argomentazioni come queste si giungerebbe alla logica conclusione che l’arte, l’archeologia, la ricerca storica e tante altre cose non dovrebbero esistere e non avrebbero mai dovuto esistere in tutti questi millenni. Del resto, cosa sarebbe successo se il sefer più antico del mondo, anziché a Biella, si fosse trovato in Patagonia o in Nuova Zelanda? Non riesco a sottrarmi alla convinzione che in quei casi tutti gli ebrei italiani sarebbero stati entusiasti della notizia e nessuno avrebbe sollevato dubbi di alcun genere.
Diciamocelo: il vero problema è il gioco di pesi e contrappesi che oppone grandi e piccole Comunità. Sia i grandi sia i piccoli si sentono trascurati, discriminati, sottovalutati. Non voglio tornare su questo tema né sulle questioni istituzionali dell’UCEI (su cui ho già scritto più volte in passato). Mi limito a notare con un po’ di sconcerto con quanta facilità si tenda a dare per scontato che piccolo sia sinonimo di irrilevante. Mi pare un discorso molto pericoloso, tanto più che, se giudicate con il criterio del confronto numerico con altre realtà ebraiche, le Comunità italiane sono tutte piccole o piccolissime. Biella è irrilevante di fronte a Roma? Sì, ma a sua volta Roma dovrebbe essere considerata irrilevante di fronte a Parigi, Londra o New York (per non parlare di Gerusalemme o Tel Aviv). E tutti gli ebrei del mondo sommati insieme sono comunque una minoranza davvero esigua in rapporto alla popolazione mondiale. Se pochi fosse davvero sinonimo di irrilevanti, o addirittura inutili, il popolo ebraico non avrebbe ragione di esistere. Invece sappiamo benissimo che non è così.
Nel corso dei millenni il nostro essere minoranza ci ha creato molti problemi ma almeno ci ha insegnato che ciascun ebreo (e a maggior ragione ciascuna comunità o realtà ebraica) ha un ruolo e una funzione insostituibili e che nessuno può davvero essere considerato irrilevante.

Anna Segre, insegnante

(11 marzo 2016)