Campioni di riciclaggio
Tel Aviv è la città “migliore riciclatrice dell’anno”. A conferirle questo titolo l’organizzazione ELA Recycling Corporation, che dal 2001 si occupa del riciclaggio di rifiuti per conto del ministero dell’Ambiente israeliano e promuove nuovi metodi, in particolare per il numero di bottiglie riciclate pro capite, che in totale nel 2015 sono ammontate a 53,5 litri. In generale, lo scorso anno si è registrato un incremento nel riciclaggio dei rifiuti pari al 15 percento in più rispetto al 2000. In totale a Tel Aviv sono state riciclate 125 tonnellate di imballaggi per famiglia, il 20 percento in più rispetto al resto del paese. Nell’esprimere la sua soddisfazione il sindaco Ron Huldai ha annunciato un piano per la città “da centinaia di migliaia di shekel per costruire il più grande e avanzato servizio di riciclaggio del Medio Oriente”. Uno sforzo che coincide con quello del governo: il ministero dell’Ambiente ha infatti annunciato lo stanziamento di un miliardo di shekel per creare un programma di riciclaggio “rivoluzionario”, con l’obiettivo finale di arrivare a riciclare il 35 percento dei rifiuti complessivi del paese entro il 2020. Ma da ormai 15 anni, Israele investe fortemente sulle politiche ambientali e in particolare sull’incremento del riciclaggio. È già dal 2001 che esiste una legge sul vuoto a rendere, per la quale i contenitori di bevande vengono vendute con una cauzione che viene resa al consumatore quando lo riporta. A occuparsi della raccolta dei contenitori e della distribuzione delle cauzioni per conto del ministero è appunto la ELA, il cui nome deriva da un acronimo ebraico indicante “Raccolta per l’ambiente”.
Il ministro dell’Ambiente Israel Danziger ha annunciato che il nuovo programma prevede incentivi ai consigli cittadini, invece che regionali, in proporzione a ogni tonnellata di rifiuti raccolta in più rispetto all’anno precedente, e la costruzione di 46 nuovi impianti e servizi per dividerli e riciclarli. Ma se le soglie del riciclaggio dei rifiuti generici inizialmente stabilite dal governo stentano a essere raggiunte – con solo il 20 percento dei rifiuti riciclati – la situazione è diversa per i contenitori di bevande in plastica e alluminio, per cui vale la legge sul vuoto a rendere e su cui opera in particolare la ELA. La legge è valida solo per le bottiglie di capacità inferiore al litro e mezzo, ma l’organizzazione si occupa anche di quelle di dimensione maggiore (capacità uguale o più alta di un litro e mezzo), favorendone la raccolta grazie a circa 20 mila apposite gabbie per le strade delle città di tutto il paese, che tra l’altro sono anche oggetti di design, e a un’attività educativa. Nel 2015, la ELA ha fatto sapere di aver sfiorato la soglia del 55 percento auspicata dal governo, con un 52 percento di contenitori di grandi dimensioni riciclati. Ancora migliore la situazione per quanto riguarda le bottiglie di piccole dimensioni, per cui l’obiettivo del 77 percento di ricicli è stato superato raggiungendo l’80. Si tratta di risultati alti anche rispetto ad altri paesi, ha fatto notare la presidente di ELA Nehama Ronen. Negli Stati Uniti solo il 29 percento delle bottiglie e lattine viene riciclato, mentre in Europa la situazione è più simile a quella Israeliana. Il riciclaggio evita il deposito nelle discariche di circa 500 mila tonnellate di alluminio, plastica e vetro ogni anno.
A fronte di questi successi l’organizzazione ha annunciato l’anno scorso di star valutando la fattibilità di costruire una fabbrica per produrre altre bottiglie direttamente dalla plastica riciclata dalle bottiglie stesse, “Bottle to Bottle”. Ad oggi, il materiale riciclato viene raccolto e trasferito a industrie che lo riutilizzano come materia prima per vari prodotti, ma non alimentari. Ma questi traguardi hanno portato anche a un altro cambiamento nell’aria che preoccupa Ronen. Il ministero dell’Ambiente ha infatti recentemente cominciato a valutare la possibilità di eliminare la legge sul vuoto a rendere e includere i contenitori di bevande nella legge generica sugli imballaggi al fine di giungere a una maggiore uniformità e semplificazione nel processo di raccolta. Ma secondo Ronen questo potrebbe portare a un ritorno alla situazione precedente alla legge sul vuoto a rendere, con meno riciclaggio e più dispersione di rifiuti, in quanto la regolamentazione riguarda anche il trasporto nelle fabbriche per il riciclaggio .
Alla base dello straordinario incremento del tasso di riciclaggio nel paese negli ultimi anni, Ronen ha identificato vari fattori. In primo luogo è stato istituito un incentivo monetario pagato dalle corporazioni a tutte le catene di supermercati per la raccolta delle bottiglie, ma molto è contato anche il forte potenziamento dell’intervento del ministero dell’Ambiente stesso. Un miglioramento, ha quindi aggiunto, si è registrato anche nell’uso di cestini per il riciclaggio anche in quartieri ultra- ortodossi come Bnei Brak e all’interno della comunità araba, i due settori della società dove si registravano le maggiori difficoltà. Le prossime sfide per Israele per Ronen? Dividere la raccolta di rifiuti in due cestini, umido e secco, espandere la pratica del riciclaggio e lavorare sulla prevenzione dell’inquinamento.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(13 marzo 2016)