Corte Suprema, Obama punta
sul progressista Garland
“Questo è il più grande onore della mia vita, a parte quando Lynn ha accettato di sposarmi 28 anni fa. Ed è anche il più grande regalo che io abbia mai ricevuto a parte la nascita delle nostre figlie, Jessie e Becky”. Così Merrick Garland ha commentato a caldo tra le lacrime la sua nomina da parte del presidente statunitense Barack Obama come giudice della Corte Suprema, che farebbe di lui, se il Congresso approvasse la scelta presidenziale, il quarto ebreo a ricoprire attualmente l’incarico. Garland, 63 anni, capo della Corte d’Appello del District of Columbia, una fama da progressista moderato, costituisce una scelta prudente per Obama, che si trova ostacolato dai repubblicani che vorrebbero che fosse il nuovo presidente del paese a eleggere colui che dovrà sostituire Antonin Scalia, deceduto il 13 febbraio. Nell’annunciare la sua nomina, Obama ha sottolineato come Garland sia “largamente riconosciuto non solo come una delle menti della legalità più acute d’America, ma anche come qualcuno che porta nel suo lavoro uno spirito di decoro, modestia, integrità, rigore ed eccellenza”.
Con Garland a fianco, Obama ha affermato che la nomina di un nuovo giudice della Corte Suprema che prenda il posto di Scalia non è stata “una responsabilità che ho preso alla leggera. Ho detto che avrei preso questo processo decisionale sul serio e l’ho fatto, scegliendo un uomo serio e un giudice esemplare”. La carriera di Garland parla chiaro, ed è riassunta in un prospetto che il profilo ufficiale della Casa Bianca ha twittato nel dare l’annuncio. Nato a Chiacago – “Presidente, è un grande onore essere nominato da un concittadino”, ha detto – si è laureato ad Harvard e lavora nelle istituzioni giuridiche di Washington fin dagli anni Settanta. È stato assistente speciale del ministro della Giustizia dal 1979 al 1981. Negli anni novanta ha tra le altre cose coordinando il dipartimento di giustizia nelle indagini sull’attentato di Oklahoma City del 1995 e nelle indagini sul caso Unabomber. È stato anche avvocato privato e procuratore federale. “Come i miei genitori mi hanno insegnato sia con le parole sia con i fatti – ha detto – una vita nel servizio pubblico è un regalo tanto per la persona che serve quanto per quelle che egli serve. E per me, non potrebbe esserci un servizio pubblico più importante che servire come membro della Corte Suprema degli Stati Uniti”.
Nell’accettare la nomina da Obama, è stato lui stesso a rievocare le sue radici ebraiche. “La mia famiglia merita molto riconoscimento per il percorso che mi ha portato qui. I miei nonni – ha raccontato Garland – hanno lasciato la Russia e l’Est Europa nei primi anni del Novecento per fuggire dall’antisemitismo, sperando di poter procurare ai loro figli una vita migliore in America”. Suo padre aveva una piccola attività nel seminterrato del palazzo dove abitavano, ed è da lui, che portava il figlio nei giri dai clienti, che Garland ha appreso fin dall’infanzia “l’importanza del duro lavoro e dell’onestà” che lo hanno guidato per tutta la sua carriera. Sua madre lavorava invece in una scuola e dirigeva anche una piccola organizzazione di volontariato, imprimendo nel figlio “la comprensione che il servizio reso alla comunità è la più grande delle responsabilità”. Il mio primo caso di Garland , conosciuto infatti come uomo di grande rigore, fu una guerra di gang a New York, nella quale ha raccontato di essere riuscito a convincere le madri e le nonne delle vittime a testimoniare, assicurando loro che giustizia sarebbe stata fatta. E lo stesso è avvenuto a Oklahoma City, “che all’indomani dell’attentato – ha ricordato – era una città sconvolta. Una volta ancora ho visto con i miei occhi l’importanza di assicurare alle vittime e alle famiglie che il sistema della Giustizia avrebbe funzionato”. E nel sottolineare come la fedeltà alla Costituzione e alla legge come punto di riferimento della sua carriera, Garland ha promesso, in caso di approvazione da parte del Senato, di continuare sulla medesima strada.
Sua moglie Lynn, inoltre, è nipote di Samuel Irving Rosenman, che è stato non solo leader della Comunità ebraica newyorchese a partire dagli anni Trenta del Novecento, ma anche consigliere speciale dei presidenti statunitensi Franklin Roosevelt e Harry Truman. Il nome di Garland era già stato preso in considerazione da Obama per la Corte Suprema già precedentemente alla turbolenta situazione politica di fine mandato (anche se poi aveva preferito scegliere colei che è diventata il primo giudice latino ad approdare alla più alta corte, Sonia Sotomayor), e il suo è un nome molto apprezzato anche tra i repubblicani. Primo fra tutti il presidente del Senato Orrin Hatch, che ne aveva tessuto le lodi qualche giorno fa in una dichiarazione pubblica e invece ora è tra i leader dei contrari all’approvazione.
Obama dal canto suo, nell’invitare i senatori a “fare il loro lavoro in modo equo e prendere questa nomina con la giusta serietà”, si è dichiarato sicuro di una decisione dettata dal buon senso e dalla condivisione di valori importanti. “Trovare qualcuno con una carriera tanto lunga nel sevizio pubblico, che comprende la risoluzione di problemi complessi e sensibili, trovare qualcuno che tutti non solo rispettano ma anche apprezzano genuinamente, è cosa rara”, ha detto. “E fa capire chi è Merrik Garland non solo come avvocato, ma come uomo”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(17 marzo 2016)