Bruxelles, catturato il terzo terrorista
La polizia belga ha arrestato il “killer con il cappello”, il terzo terrorista catturato dalle videocamere dell’aeroporto Zaventem di Bruxelles. Si tratta di Faysal Cheffou, giornalista, fortemente radicalizzato, proveniente dal quartiere di Maelbeek e riconosciuto da un tassista. Come già altri terroristi della strage della capitale belga, il Corriere spiega che Cheffou era già noto alla polizia locali. “Uscito di prigione era diventato una sorta di agit-prop accanto a una tendopoli per rifugiati”, riporta Repubblica, spiegando che il sindaco di Bruxelles aveva denunciato Cheffou alla polizia perché ritenuto un reclutatore di nuove leve per la jihad ma alla denuncia non aveva fatto seguito nessuna iniziativa. A Salerno intanto è stato arrestato un uomo, Djamal Eddine Ouali, accusato di far parte di un organizzazione criminale dedita alla produzione di carte d’identità e passaporti falsi, forniti, tra gli altri, alla cellula terroristica dell’Isis di Bruxelles (Repubblica).
Come combattere il terrorismo dell’Isis. Su La Stampa il direttore Maurizio Molinari scrive dell’importanza del contributo dei civili nella lotta al terrorismo prendendo ad esempio la denuncia del tassista belga del terzo uomo della strage di Bruxelles. “Si tratta di consolidare dal basso un patto sociale fra abitanti e forze di sicurezza dove la collaborazione sta nel rilevare comportamenti in stridente contrasto con la normalità”, scrive Molinari. Su Repubblica invece Federico Rampini cita l’analista Olivier Roy e invita a non porre il problema del radicalismo in relazione alle condizioni socioeconomico ma a un problema di politiche di integrazione. Rampini invita anche a usare cautela quando si parla di ghetto di Maelbeek: “I ghetti – scrive il giornalista – nella storia furono quartieri dove venivano confinate comunità come quella ebraica in tempi di discriminazioni e persecuzioni. Non è questo che descrive il Belgio di oggi, né la parabola esistenziale dei suoi terroristi”.
Alfano, la verità su Regeni e l’impegno antiterrorismo. “Voglio ribadire ai genitori di Giulio e ai cittadini che il governo italiano avrà il nome degli assassini”, la promessa del ministro degli Interni Angelino Alfano alla famiglia dell’italiano rapito, torturato e ucciso in Egitto e di cui non sono ancora stati trovati i responsabili. Intervistato dal Corriere, Alfano vuole che le autorità egiziane lascino spazio agli investigatori italiani per trovare chi ha ucciso Regeni (soprattutto dopo che nelle scorse era uscita una ricostruzione dei fatti ritenuta poco credibile). Sul fronte del terrorismo e la differenza tra la situazione italiana e quella belga, il ministro spiega che in Italia c’è la collaborazione da parte della realtà islamica: “nelle ultime settimane abbiamo eseguito un arresto e un’espulsione di persone segnalate proprio dalle loro comunità. In Italia i cattolici fanno il Giubileo, i musulmani si sentono integrati e gli ebrei sono al sicuro. Questa è la verità, finora”.
Il giusto tributo al Talmud. Sull’inserto domenicale del Sole 24 Ore Giulio Busi spiega l’importanza del progetto di di Traduzione del Talmud Babilonese in italiano avviato nel 2011 grazie alla firma del protocollo d’intesa da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Miur, il Cnr, e l’UCEI. “È il libro più vilipeso, cancellato e bruciato della storia occidentale. Portato al rogo a carrettate, imbrattato d’inchiostro per renderne illeggibili le carte, letteralmente strappato di mano ai suoi lettori”, scrive Busi, ricordando il trattamento riservato al Talmud nel corso dei secoli e definendo la traduzione una “giusta seppur tardiva riparazione”.
Milano, il dibattito sulle moschee. A riportare l’attenzione sulla costruzione di due moschee a Milano, Daniele Nahum, responsabile cultura del Pd milanese e già vicepresidente della Comunità ebraica locale. Per Nahum, spiega il Corriere nelle pagine di Milano, va bene fare una moschea in città “ma scegliendo direttamente un interlocutore, annullando il bando e senza farne altri”. Una posizione, scrive il quotidiano, che apre divisioni all’interno del Pd, con l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino a difendere il bando. Per Nahum, spiega il Corriere, due gli errori fatti sino ad ora rispettivamente dal Comune e dalla Regione. Il primo ha fatto un bando che fa “acqua da tutte le parti, invece di scegliersi l’interlocutore adeguato”. La seconda ha posto “vincoli urbanistici che hanno portato a una devastazione”.
Salvini in Israele. “Martedì, Matteo Salvini partirà per un viaggio a Gerusalemme e Tel Aviv con una nutrita delegazione leghista e soprattutto con un’agenda fitta di incontri di livello: un ministro, due viceministri, il vicepresidente della Knesset e Avigdor Liberman, leader del partito di destra Israel Beitenu. E un salto di qualità nelle relazioni internazionali leghiste, finora segnate da qualche inevitabile delusione (il tentativo precedente di farsi ricevere in Israele non andò a buon fine, il visto negato dalla Nigeria) e qualche evitabile gaffe, come la visita di Salvini in Corea del Nord, ‘che sembra la Svizzera’” (La Stampa).
Il pensiero di rav Elia Benamozegh. Su La Lettura del Corriere della Sera Donatella Di Cesare presenta due opere del rabbino di Livorno Elia Benamozegh (1822-1900) riproposti dalla editrice Marietti e curate da Marco Morselli: Israele e l’umanità (pp. 308, 25) e L’origine dei dogmi cristiani (pp. 270, 24). I testi di Benamozegh, spiega Di Cesare, sono profondamente attuali in particolare sul fronte del dialogo religioso. Il rav ribadirà con forza che “l’ebraismo non è una religione particolare, superata dal cristianesimo”.“Benamozegh – ricorda DI Cesare – respinge la teologia della sostituzione: l’ebraismo è universale, perché universale è il Dio unico che Israele porta all’umanità. Così come è indirizzata a tutti la Torah”.
Memoria viva. Alla scuola ebraica di Milano, l’incontro tra una studentessa di una scuola di Pesaro che ha recuperato la storia della sua bisnonna che salvò un medico ebreo durante la guerra e Georges Loinger (che ha tenuto un intervento al Memoriale della Shoah milanese), l’ebreo francese che riuscì a far fuggire dalle persecuzioni nazifasciste centinaia di bambini, portandoli in Svizzera. A raccontare l’incontro, a cui ha partecipato tra gli altri la Testimone della Shoah Liliana Segre, Avvenire.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(27 marzo 2016)