Venezia e i 500 anni del Ghetto – Lauder
“La creatività fu la risposta alla segregazione”

lauderOggi è per me un grande onore essere qui a Venezia come portavoce delle comunità ebraiche di tutto il mondo. Desidero ringraziare il Governo italiano, il Comune di Venezia e la Comunità ebraica per il caloroso benvenuto e per avere organizzato questo importante evento. Ma più di ogni altra cosa vi voglio ringraziare perché ricordate. Non è facile ricordare gli avvenimenti del passato e le azioni compiute nel passato che erano sbagliate. Provocano in noi un senso di imbarazzo. È naturale, per tutti gli esseri umani.
Ma ricordare in un contesto pubblico un errore è, a mio parere, segno di grande coraggio e forza. E se c’è una cosa che gli ebrei hanno sempre riconosciuto e ammirato negli italiani è il loro coraggio, la loro forza. E vi siamo grati per questo.
Riuniti qui stasera però dobbiamo anche essere onesti: il cinquecentenario dell’istituzione del ghetto ebraico è una questione complicata. Da una parte, la creazione di questo ghetto fu un atto terribile… per la prima volta un decreto separava fisicamente i membri di un’intera comunità sulla sola base della loro religione.
Ci fu un momento in cui 5000 persone vissero confinate in uno spazio ridotto e affollato – un’area corrispondente grosso modo a due isolati e mezzo di una città americana. I cancelli venivano chiusi la sera e sorvegliati da guardie. Le persone erano chiuse dentro a chiave. Da molti punti di vista era come una prigione. Un popolo intero che non aveva commesso alcun crimine, imprigionato. Eppure quella di Venezia è anche una storia importante di reazione, di resilienza.
Nonostante quel decreto lesivo, la comunità ebraica fiorì tra le mura del ghetto, oltre quei cancelli chiusi. In quei luoghi furono costruite cinque delle più belle sinagoghe d’Europa, a Venezia si pubblicarono alcuni dei più importanti libri in ebraico dell’epoca, il commercio fiorì. Una cosa mi colpisce sempre molto: quando gli ebrei vengono separati dagli altri e messi in situazioni intollerabili, qual è la prima cosa che fanno? Costruiscono delle sinagoghe. Studiano. Scrivono libri. Compongono musica e drammi teatrali, creano arte. Creano, creano, creano.
Un altro elemento da mettere in evidenza è che gli ebrei del Ghetto provenivano da numerose parti d’Italia, dalla Spagna, da altre parti d’Europa. La loro unica lingua comune era l’ebraico. Ma vissero tutti insieme in pace, aiutandosi l’un l’altro. È una storia che va ricordate, tanto più al giorno d’oggi.
Pensateci un momento. Confinati in un’area limitata. La vita deve essere stata molto difficile. Io non credo che oggi possiamo davvero comprendere come si sentivano. Io di certo non ci riesco. Immaginate di non poter viaggiare liberamente. I bambini ebrei non erano liberi di andare in giro come gli altri. Ma le persone che vivano qui poterono comunque scrivere di posti che non avevano il permesso di vedere. Usavano la fantasia.
Artisti e musicisti crearono opere di grande vitalità, ricorrendo all’immaginazione. A me pare una cosa straordinaria. Nonostante le condizioni difficili, prima di compiere 13 anni un ragazzo aveva già ricevuto una solida educazione basata sulla Torah e sul Talmud, e questo in un’epoca in cui la popolazione mondiale era in larghissima misura analfabeta.
I medici confinati in questo minuscolo quartiere trovavano il modo di guarire i malati. Allora, come oggi, la gli ebrei mettevano al primo posto l’istruzione e la beneficienza, non l’acredine. In virtù di ciò che erano, gli Ebrei nel ghetto di Venezia ottennero grandi risultati, nonostante lo sforzo compiuto per isolarli. E nonostante l’intento fosse soprattutto quello di tenere separate le due confessioni, ebrei e cristiani continuarono a lavorare insieme:
Non avendo il permesso di pubblicare libri all’interno del Ghetto, gli ebrei lavorarono con gli stampatori cristiano all’esterno. Medici, musicisti e artisti ebrei trovarono il modo di collaborare con il mondo esterno. Ebrei e cristiani misero a punto insieme progetti commerciali e architettonici. La vita andava avanti nonostante il ghetto.
È molto importante ricordare tutto questo, per via di ciò che sta succedendo oggi in questo continente. 500 anni dopo il ghetto, nel XXI secolo, assistiamo ancora una volta a nuovi focolai di antisemitismo. Un ragazzo ebreo con la kippah non può camminare sicuro per le strade di Londra, o Parigi, o Berlino. Sono stati assassinati degli ebrei solo perché erano ebrei. Qualcuno ha persino suggerito che gli ebrei dovrebbero andarsene addirittura dall’Europa. Ma ecco che arriva il punto importante:
Se tutti gli ebrei se ne andassero dall’Europa domani, sarebbe triste per gli ebrei, ma sarebbe una tragedia per l’Europa. E questo perché da oltre mille anni gli ebrei contribuiscono a tutti gli aspetti positivi della cultura europea. Gli ebrei sono stati una componente essenziale dell’arte e della letteratura europea. Gli ebrei hanno fatto nascere commerci, creato posti di lavoro. Gli ebrei hanno curato malattie e reso migliore le vite di tutti – ebrei, cristiani, musulmani, di tutti. E spesso hanno ricevuto in cambio pregiudizio ed esclusione, sono stati offesi e isolati e, in troppi casi, uccisi.

Gli Ebrei sono sempre stati pochi. Oggi ce ne sono solo 15 milioni, in un mondo con oltre un miliardo di Cristiani e un miliardo di Musulmani. Ma l’impatto ebraico su tutto ciò che è positivo è stato enorme. Oggi lo vediamo in Israele. Israele è un Paese piccolissimo, dove vivono solo sei milioni di ebrei e le risorse naturali sono scarse. Eppure, nonostante le sfide con cui deve confrontarsi, oggi Israele è quasi al pari di Stati Uniti e Cina nella produzione di tecnologia.

Pensateci un momento. Sei milioni di ebrei producono quasi la stessa quantità di tecnologia all’avanguardia degli Stati Uniti, un paese con più di 300 milioni di abitanti, e della Cina con il suo miliardo e passa di abitanti!
Il mondo intero trae beneficio dai progressi compiuti da Israele nel campo dello sfruttamento idrico, dell’agricoltura, della scienza e della medicina. Eppure Israele, la sola democrazia del Medio Oriente, l’unico paese dove le donne, gli omosessuali e tutte le religioni convivono. Israele è forse il paese più denigrato del mondo – alle Nazioni Unite, nei media, nelle università.

Non è solo illogico ma anche assurdo e ipocrita, soprattutto nelle università. In un luogo dove il libero flusso delle idee è essenziale per il sapere accade che si boicottino dei docenti per il solo fatto che sono israeliani. Alcuni parlano di anti-israelianità, io lo chiamo antisemitismo.
Ma proprio come accadde quando si tentò di chiudere gli ebrei dietro un muro 500 anni fa, di segregarli dal resto della popolazione e non ci si riuscì. Gli ebrei di allora e quelli di oggi mostrarono e mostrano ancora enormi capacità di reazione.

Gli ebrei non si arrendono mai. Non siamo spariti per 5000 anni, e questo non è un bene solo per noi, ma per il mondo intero. Dobbiamo essere onesti. Sì, l’antisemitismo è esistito anche in Italia, ma non ha mai raggiunto i livelli di brutalità di altri paesi europei. Gli ebrei furono isolati da leggi severe, ma non furono mai esiliati e decimati a migliaia come accadde altrove.

Oggi in Italia, dove comunque l’antisemitismo è esistito il governo italiano, i capi dei partiti e le istituzioni lo combattono attivamente. E noi lo apprezziamo moltissimo. L’Italia è stata di grande aiuto e si è molto impegnata con il Congresso Mondiale Ebraico e con lo Stato d’Israele.
Da quando sono diventato Presidente del World Jewish Congress nel 2007 il nostro rapporto con il governo italiano e con il Vaticano è diventato sempre più solido e positivo. Le autorità e i leader politici che sono qui oggi ne sono una testimonianza e io vi ringrazio per la vostra presenza. Tutti gli incontri che ho avuto con Papa Francesco mi hanno molto incoraggiato.

L’anno scorso Papa Francesco prese le difese dello stato ebraico dicendoci, durante un incontro privato: “Aggredire gli ebrei è antisemitismo, ma anche gli attacchi diretti allo stato di Israele sono antisemitismo.” Il Papa proseguì dicendoci: “I governi possono trovarsi in disaccordo su temi politici, ma lo Stato di Israele ha ogni diritto di esistere in sicurezza e prosperità.” Io sono completamente d’accordo con il Papa.
A mio parere, Papa Francesco ha mostrato che cosa significhi “coraggio morale”, tanto più in un momento in cui troppe persone rimangono zitte di fronte alle aggressioni contro gli ebrei in tutta Europa e in Medio Oriente. In questo luogo sentiamo l’eco del passato. Un tempo vivevano nel Ghetto 5000 ebrei. Oggi ce ne sono 500 in tutta Venezia. Ma la presenza del passato è ancora palpabile. Passando dal Ghetto si sente lo spirito di tutti coloro che attraversarono quei luoghi. Si capiscono le difficoltà delle loro vite, se ne ammirano il coraggio e i contributi.
Questo non è cambiato. Oggi in Italia ci sono solo 28 000 ebrei, ma il loro apporto è immenso. Persone come Primo Levi, Elio Toaff, Rita Levi Montalcini, Giorgio Bassani e molti, molti altri e altre hanno contribuito a fare grande l’Italia. Ebrei e italiani sono inestricabilmente legati. Lo abbiamo visto nel Ghetto 500 anni fa e lo vediamo oggi.
Come portavoce del Congresso Mondiale Ebraico desidero ringraziavi, ringraziare gli italiani, per aver commemorato questa parte del vostro passato con onestà, dignità e rettitudine.

Vi ringrazio, ringrazio il sindaco Luigi Brugnaro, ringrazio il governo italiano per avere ricordato il Cinquecentenario del Ghetto. Come ho già detto, io lo vedo come un atto di coraggio. Ci vuole un grande popolo, un popolo di grande onestà, per volgere sul passato uno sguardo franco come quello che è al centro di questo anniversario. Noi, il popolo ebraico, apprezziamo l’onestà e la rispettiamo moltissimo.
Oggi, io credo che l’Italia abbia dimostrato al mondo intero che quando si guarda al passato con totale onestà si crea un futuro molto migliore per i propri figli, per il proprio Paese, per tutti indistintamente. Vi ammiriamo. Vi rispettiamo. Guardiamo con fiducia a un futuro prossimo positivo e ricco di successi, insieme.

Ronald Lauder, presidente World Jewish Congress

(29 marzo 2016)