La via per il successo
Non è facile un Esercizio di Lettura con un libro di Esercizi Fisico Spirituali come Viandanza – il cammino come educazione spirituale, di Luigi Nacci (Laterza, 144 pp, 14 Euro ). Una buona via per eseguirlo è cercar di seguire il maggior e miglior consiglio che le sue pagine esprimono: sii onesto con te stesso. Nacci lo è, quanto è possibile esserlo. È anche una Confessione, la sua, ma non di quelle da selfie & social net, che stigmatizza con amabilità al termine del suo lavoro di scrittura: no, piuttosto il genere di Agostino e Platone, di Spinoza, Nietzsche, Kierkegaard, Rousseau, fino a Maria Zambrano (che ci ha scritto un gran bel libro, nel 1943, pubblicato in Italia solo nel 2004, da Bruno Mondadori Editore, La confessione come genere letterario). È infatti un po’ memoria un po’ romanzo un po’ breviario un po’ manuale il suo, ma importa poi tanto definire ciò che – per definizione – è in movimento ? Il cammino, ci dice Nacci – non per primo, ma con parole originali – È la cosa. E cos’è la vita se non un cammino ? Dunque: Alzati e Cammina, come da titolo del suo primo libro, pubblicato anni fa dalla benemerita casa editrice piccola Ediciclo (il posto dell’aggettivo segna la differenza fra l’esser minori o no ).
Sarò dunque onesto con me, cioè con lui e con voi – ci proverò almeno.
Ogni pagina de la Viandanza è sospesa fra il realismo e la magia, fra il sudore e la polvere e la visione, fra la prassi e la cultura: i colombacci, il cibo e le apparizioni – ben descritte, con il realismo che loro più si addice – le storie dei luoghi, delle persone, degli animali che incontriamo sono contraddizioni che, talvolta, si fanno ossimori. La Donna della Pioggia – figura carnale quanto angelica -, e Isabel – maestra e compagna nella stessa misura -, sono solo due degli esseri di carne e fiato che accompagnano lo scrittore e i lettori. Ma qui è necessario sveli l’artificio letterario che è anche la poetica di Luigi Nacci: tutto il libro è scritto a un Tu che è sia l’Altro Nacci, sia il lettore. Messa così, lo so, pare difficile. Leggerlo, invece, è facile; ed è una modalità di grande aiuto per entrare nel libro, anche fra le sue righe bianche, e non solo su quelle stampate. Le citazioni, frequenti e appropriate, che Nacci semina e coltiva, vanno a pescare in autori del passato remoto ( sapienza ebraica, greca, indiana e cinese ), come in poeti e filosofi dell’otto e novecento. Sono bellissime, e non appesantiscono troppo; talvolta indicano la via per com-prendere. E quel Tu – che pare proprio venire dal peraltro citato Martin Buber dell’introvabile, ahimè, libro “ io e tu ” – fa il resto: incalza , sorveglia, incoraggia e punisce. Non da pace, ma la fa cercare e trovare, al Tu che scrive come al Tu che cammina.
E al Tu che legge, cioè io fino a poco fa, e a voi, se leggerete ?
Qui le cose si complicano, perché la via che le pagine indicano è quello del Muoversi, dell’ Andare. Ma chi legge, sta. Come chi scrive, per altro. E Nacci, quando ha scritto Viandanza, era fermo. Da questa innegabile contraddizione nasce il parziale fallimento del libro. Che però, come Nacci stesso nelle ultime sue pagine scrive, va celebrato come una conquista – e non elaborato come un lutto.
“ (…) è forte chi si arrende lieto alla propria fallibile e fragile umanità (…) ”
E allora, muoversi, Fiandra ! Ché, se partissi anch’io per un Cammino, sia quello di Santiago o della Francigena, o uno qualunque delle centinaia che una opportuna pianta illustra alle prime pagine – mostrando l’evidenza di qual reticolo magnifico e terribile sia l’Europa dei Viandanti, volontari o coatti -, se partissi, forse, al ritorno, leggerei questo libro meglio, con più ingenuità e saggezza. O forse non ne avrei più bisogno: smetterei di accettare, andrei incontro.
(Trovate più informazioni, anche sulle altre attività di Luigi Nacci, al sito https://nacciluigi.wordpress.com/)
Valerio Fiandra
(31 marzo 2016)