Qui Roma – Premiato Amos Luzzatto
“La pace? È ricerca di equilibrio”

luzzatto pace “Nella radice della parola ‘pace’ in ebraico, shalom, vi è anche quella della ‘integrità, completezza’, e per questo sono convinto che ricercare la pace significhi trovare dove gli uni e gli altri convergono all’interno della stessa completezza e integrità”. Questa la strada perseguita in decenni di impegno per l’ebraismo italiano da Amos Luzzatto, ex presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità ebraica di Venezia, insignito ieri a Roma del Premio per la Pace della Fondazione Ducci.
Istituito nel 2006 per “far emergere, attraverso il contributo intellettuale di grandi protagonisti del dibattito contemporaneo sull’interculturalità in che modo i modelli culturali riconducibili ai tre grandi monoteismi possano aprirsi al confronto pacifico con l’altro”, il premio è stato assegnato nella sala della Protomoteca del Campidoglio anche a Michael L. Fitzgerald, arcivescovo cattolico inglese ed ex segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e a Mohamed Moncef Marzouki, attivista e politico tunisino designato in seguito alla caduta del regime dall’Assemblea costituente come presidente della Repubblica ad interim in attesa delle successive elezioni del 2014. A consegnarlo insieme al presidente della Fondazione Paolo Ducci, il sottosegretario del ministero degli Affari esteri Benedetto Dalla Vedova e il presidente del Comitato scientidico della Fondazione per la storia e la politica Lucio Caracciolo.
“Nella mia carriera come presidente dell’Ucei e della Comunità di Venezia la mia ricerca permanente è stata rivolta a coinvolgere chi non è ebreo ma condivide con la minoranza ebraica la ricerca di soluzioni comuni”, ha ricordato Luzzatto. “Ho sempre creduto nella necessità di lavorare insieme anche a rischio di provocare malintesi, un timore che deve essere superato”. Una ricerca di dialogo che per Paolo Ducci, fondatore e presidente della Fondazione culturale, costituisce uno “strumento fondamentale per comprendere le complesse dinamiche politico-sociali ed evitare il diffondersi di pregiudizi culturali”, come ha detto ricordando le vittime dei più recenti attacchi terroristici.
“La violenza a cui assistiamo quotidianamente – ha sottolineato il sottosegretario del ministero degli Affari esteri Benedetto Dalla Vedova – non è il prodotto delle religioni monoteiste ma una deriva violenta che si ammanta di religiosità”. Per questo per lui è necessario “chiamare in causa le religioni stesse affinché svolgano una funzione di argine e di contrasto contro l’integralismo che vuole vestire i panni della religione”. Per Caracciolo la miglior risposta dell’Europa contro la minaccia terroristica è “imparare a conviverci”, poiché sebbene non esistano secondo lui al momento attuale le condizioni per una vittoria, “allo stesso tempo riuscire a viverci insieme è già una sconfitta, poiché uno dei suoi scopi è quello di sconvolgere i comportamenti della nostra vita quotidiana, associata e politica”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(31 marzo 2016)