Sfasamento
Sappiamo bene che in Israele e nella diaspora non vigono le stesse regole: non ci dobbiamo certo scandalizzare se gli israeliani lavorano in un giorno che per noi è festivo o mangiano la pizza mentre per noi è ancora Pesach. A volte provo la stessa sensazione di sfasamento quando si tratta di politica, e in particolare dei politici italiani. Per molti anni abbiamo avuto un premier assai popolare in Israele ma che in tutta la sua non breve carriera politica non ha mai messo piede in un congresso dell’UCEI, né mi pare sia mai stato particolarmente attivo negli eventi ufficiali per la Giornata della Memoria o per la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Oggi non ci sorprendiamo più di tanto per la visita amichevole in Israele di un leader di partito che non nasconde i suoi buoni rapporti, in Italia e in Europa, con gruppi di estrema destra e anche dichiaratamente neofascisti.
Va detto a onor del vero che per fortuna lo sfasamento è un’eccezione più che una regola: ci sono giorni (e sono la stragrande maggioranza) festivi o feriali allo stesso modo in Israele e nella diaspora, così come ci sono personaggi politici in buoni rapporti sia con le Comunità ebraiche italiane sia con Israele.
Non mi pare comunque che questo sfasamento dipenda dalle opinioni politiche degli ebrei italiani, così come non dipende dal rispettivo livello di osservanza se nell’ottavo giorno di Pesach un ebreo italiano si allontana inorridito da un panino mentre un israeliano lo divora con voluttà. In entrambi i casi, semplicemente, prendiamo atto del fatto che ci sono regole diverse, e in entrambi i casi la condizione di ebrei della diaspora è quella che impone maggiori cautele e restrizioni. Naturalmente non possiamo dimenticare che le cautele servono per tutelare valori irrinunciabili, così come molti di noi non rinuncerebbero mai al secondo seder.
Anna Segre
(1 aprile 2016)