Sergio Della Pergola – Indissolubilmente divisi

della-pergolaIsraele è un posto dai mille e continui cambiamenti. Chi viene in visita dopo pochi anni di assenza invariabilmente commenta così: “Il paese è irriconoscibile con tanto sviluppo e tante cose nuove da vedere”. D’altra parte, specie nel discorso pubblico e politico, si ha a volte la sensazione che Israele rimanga assolutamente invariato. Si parla sempre della società israeliana nei termini delle stesse categorie, per esempio ebrei e arabi, secolari e religiosi, ashkenaziti e sefarditi, senza dimenticare ricchi e poveri. Meno ci si rende conto che anche in queste suddivisioni apparentemente primordiali e immutabili vi possono essere delle trasformazioni e mutazioni abbastanza profonde nel corso del tempo. La ricerca del Pew Research Center offre una buona occasione per verificare le dinamiche in corso, specialmente per quanto riguarda il rapporto con la religione nella popolazione ebraica. I mutamenti nella frequenza dell’osservanza religiosa sono effettivamente alquanto lenti. Nei 24 anni trascorsi dal 1991, subito dopo l’arrivo della grande massa di immigrati dall’Unione Sovietica, fino al 2015 la percentuale di coloro che affermano di osservare tutti o grande parte dei precetti religiosi è passata dal 38% al 39%, coloro che dicono di non osservarne nessuno sono aumentati dal 20% al 26%, e quelli che dicono di osservarne una parte sono diminuiti dal 41% al 34%. Dunque si sono rafforzati gli estremi e si è indebolito il gruppo di mezzo, anche se la totale assenza di osservanza tradizionale è in realtà molto inferiore. Basti pensare che secondo l’ultima rilevazione, fra coloro che si autodefiniscono come secolari, 87% partecipano al Seder di Pesach, 53% accendono i lumi alla vigilia del Sabato per lo meno occasionalmente, Schermata 2016-04-03 alle 11.04.0440% frequentano una sinagoga di tanto in tanto, 33% mantengono la casa casher, 30% digiunano l’intero giorno di Kippur, il 18% credono in Dio assolutamente e un altro 38% credono, ma con minore certezza. Tutto questo non è poco per un secolare, anzi è molto di più di quanto non faccia la media degli ebrei, inclusi quelli religiosi, in molte comunità ebraiche della Diaspora. La percentuale di coloro che veramente non fanno nulla di quanto sopra può allora essere più realisticamente valutata attorno al 5% della popolazione ebraica in Israele. Va anche notato che nel gruppo degli immigranti dall’URSS – inizialmente il più lontano da ogni pratica tradizionale, più per imposizione del regime sovietico che per propria libera scelta individuale – i figli sorpassano decisamente i genitori a tutti i livelli in quanto a osservanza religiosa. In questo senso, la socializzazione in Israele di questa collettività originalmente lontana dalla pratica religiosa ha portato a un forte riavvicinamento all’ebraismo tradizionale. E tuttavia è anche vero il contrario. In Israele si realizza costantemente un certo processo di secolarizzazione che può essere verificato confrontando l’aderenza alla religione delle persone al momento attuale e al tempo della loro infanzia. Nel corso degli anni si verifica una vera e propria migrazione interna da più a meno religioso, e viceversa. Il bilancio netto di tali passaggi da una all’altra forma di intensità non è clamoroso ma è pur sempre notevole: i Haredim (molto religiosi) guadagnano 1% nel confronto fra l’infanzia e oggi, i Datim (religiosi) perdono 6%, i Masortim (tradizionali) guadagnano 1%, e i Hilonim (secolari) guadagnano 3%. Ma i dati sui passaggi diventano assai più drammatici in termini relativi. Fra tutti coloro che sono cresciuti come Haredim, 94% lo sono ancora e 6% sono diventati meno religiosi (3% Datim, 2% Masortim, 1% Hilonim). Fra quanti sono cresciuti come Datim, 54% lo sono tuttora, 5% sono oggi Haredim, ma 40% sono oggi meno religiosi (35% Masortim, 5% Hilonim). Fra coloro che un tempo erano Masortim, 67% non sono cambiati, 8% sono diventati più religiosi (2% Haredim, 6% Datim), ma 25% sono diventati Hilonim. E infine fra coloro che sono crestiuti come Hilonim, 90% non hanno cambiato e il 10% che sono diventato più religiosi si riapartiscono fra 2% Haredim, 1% Datim, e 7% Masortim. L’ammontare totale di coloro che nel corso della loro vita hanno cambiato orientamento religioso raggiunge il 21%, ossia oltre uno su cinque ebrei in Israele. Di questi, 13% sono diventati meno religiosi e 8% sono oggi più religiosi di come erano da bambini. Una grossa componente di questa trasformazione in senso più modernista e secolare, sia pure in una società israeliana ancora piuttosto tradizionale nel suo complesso, è legato al processo di integrazione degli ebrei provenienti dai paesi islamici in Medio Oriente e in Africa del Nord. Questo gruppo, che possiamo definire semplificando gli ebrei sefarditi, costituiva al momento dell’immigrazione in Israele l’asse portante delle categorie dei Datim e dei Masortim, mentre gli ebrei ashkenaziti erano passati Schermata 2016-04-03 alle 10.53.39attraverso il processo di secolarizzazione molto prima, e in gran parte ancora in Europa prima della loro aliyah. Nonostante questi frequenti passaggi, esistono tuttavia ancora forti aspetti di segregazione fra i diversi tipi di ebrei secondo l’orientamento religioso. Per esempio la grande maggioranza ha amici stretti soprattutto nell’ambito del proprio tipo di orientamento religioso. Fra i Haredim, questa rete sociale omogenea più prossima raggiunge l’89%, fra i Datim il 72%, fra i Masortim il 48%, e fra i Hilonim il 90%. Il risultato è si mile e accentuato in termini di scelta del coniuge fra persone dei diversi gruppi: il 95% dei Haredim sono coniugati con persone di uguale orientamento, e questo vale per l’85% dei Datim, il 64% dei Masortim, e il 93% dei Hilonim. Gli scambi più frequenti sono fra Masortim e Datim: 10% dei Datim hanno un coniuge Masorti, e 20% dei Masortim hanno un coniuge Dati, oltre a un 15% con coniuge Hiloni. Le combinazioni estreme fra Haredi e Hiloni superano appena l’1% del totale. L’orientamento religioso delle persone ha un peso notevole nel determinare le preferenze nei confronti di questioni di cruciale importanza, come quella se la natura dello stato d’Israele debba essere primariamente ebraica o democratica. Fra i Haredim, l’89% preferiscono uno stato basato sulla legge ebraica (Halakha), e questo è condiviso da 65% dei Datim. D’altra parte 56% dei Masortim e 89% dei Hilonim preferiscono uno stato democratico. Il totale complessivo è di 62% a favore della democrazia, 24% a favore della Halakha come legge dello stato, e 14% incerti. Vorrei infine menzionare un problema di coscienza che riguarda il rapporto fra ricerca, comunicazione e società e che emerge dalla ricerca del Pew Research Center. Nel comitato scientifico del progetto, guidato da Alan Cooperman da Washington, da Steven Cohen da New York, e da me da Gerusalemme, sapevamo già da diversi mesi che alcuni dei risultati avrebbero causato un certo Schermata 2016-04-03 alle 10.53.22imbarazzo – in particolare quel 48% di ebrei israeliani che non si opporrebbero all’idea di un trasferimento altrove di arabi (anche se non è del tutto chiaro se la loro intenzione fosse rispetto ai palestinesi dei territori o anche a quelli che sono cittadini d’Israele); oppure la preferenza espressa dai Hilonim nei confronti di possibili generi o nuore (meno peggio Cristiani che Haredim). Il dilemma era se dare seguito alla pubblicazione dei dati e dare libero corso all’inevitabile polemica mediatica, o lavare i panni in casa e spazzare le scorie sotto il tappeto. Alla fine, direi ovviamente, è prevalso il principio che piena libertà e completezza dell’informazione sono il vero scopo e il migliore contributo che la ricerca scientifica possa offrire. Se c’è qualcosa che va corretto sul piano sia etico sia estetico nelle percezioni del pubblico, questo richiede un lavoro pedagogico in profondità, a partire dall’età più tenera. E proprio la piena consapevolezza dei rischi reali o potenziali che si annidano nelle viscere della società – in un mondo sempre più prigioniero di razzismo, xenofobia, odio, terrorismo – deve costituire il punto di partenza di questa azione di depurazione dei veleni. Anche in questo senso i dati dell’indagine Pew costituiscono un fondamentale servizio per il pubblico israeliano.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme, Pagine Ebraiche Aprile 2016