Kasher, l’autore del codice etico di Tsahal:
“A Hebron, violate regole militari”

Asa-Kasher-823X462“Il codice etico di Tsahal è molto chiaro: una delle priorità è il rispetto della dignità umana. Ogni azione deve essere compiuta in modo da tutelare nel modo più efficace possibile la sicurezza dei cittadini e minimizzare ogni danno collaterale. Nel recente caso del soldato israeliano a Hebron questo non è successo”. A parlare con Pagine Ebraiche è il professor Asa Kasher, filosofo e linguista, noto per aver redatto nei primi anni Novanta il codice etico dell’esercito israeliano (Tsahal). Il suo punto di vista su quanto accaduto in Cisgiordania – il caso del soldato che a Hebron ha ucciso un terrorista palestinese mentre era a terra disarmato – è chiaro: “il soldato ha sbagliato. Non ci sono dubbi, ha violato sia il codice etico sia il codice militare con il suo comportamento”. Ma Kasher invita a parlare con cautela della vicenda attorno a cui in Israele si è aperto un dibattito molto acceso, con alcuni che hanno difeso il comportamento del soldato. “Fortunatamente viviamo in una democrazia per cui ciascuno di noi può esprimere il suo pensiero, la propria opinione. Ma questo non vuol dire che farlo sia un obbligo. Quando parliamo di etica militare e di situazioni complesse come quella di Hebron, in cui in gioco ci sono molti aspetti, sarebbe il caso di lasciar parlare gli esperti. Mettiamo il caso di un chirurgo che in ospedale compie un errore, lei pensa che chiunque possa esprimere la sua opinione? Le sembra plausibile che tutti diventino degli esperti di etica medica?”. Per Kasher, premio Israele per la filosofia, il fatto che alcuni politici si siano espressi così chiaramente e in contrasto con le prime valutazioni emerse dall’esercito stesso sulla vicenda di Hebron (attualmente il soldato è sotto custodia e in attesa del giudizio del tribunale militare. L’imputazione è omicidio preterintenzionale. Secondo il procuratore, il colonnello Sharon Pinchas Zagagi, il soldato ha agito “deliberatamente e senza una giustificazione operativa”, mettendo in pericolo gli altri soldati e le persone presenti sulla scena. ) è il “riflesso di una lunga e dannosa tradizione. Quello che bisogna tenere a mente è che in Israele c’è la leva obbligatoria. Ogni giovane arriva con le sue posizioni ma a valere sotto le armi sono le regole militari, il suo codice etico, il rispetto degli ordini e degli altri soldati, delle procedure da seguire. Quando i politici entrano nel merito delle operazioni di Tsahal rafforzano le opinioni dei singoli, al di là dei principi militari, e si crea una situazione pericolosa che indebolisce l’esercito”.
La polarizzazione delle opinioni che rischia di danneggiare la stessa struttura dell’esercito, spiega Kasher, ha un suo riflesso – o forse un’origine – nella vita della democrazia israeliana. “Viviamo in una perenne campagna elettorale e questo genera una tensione insostenibile. Che i politici sotto elezioni dicano cose più estreme è normale, basta vedere le primarie americane. È un modo per attirare e catalizzare elettori. Ma la campagna elettorale a un certo punto finisce e arriva il momento della tranquillità. Qui quel momento non c’è, si vive in una costante atmosfera di divisione, polemiche e conflittualità. Il troppo stroppia. I politici devono cambiare questo atteggiamento”.

Daniel Reichel

(3 aprile 2016)