… razzismo
Non so se vi è capitato di vedere quel video divenuto virale su FB in cui una passeggera chiede alla hostess di cambiare posto perché seduta accanto ad un nero e la
hostess l’accontenta facendo un upgrade in prima classe al signore nero seduto accanto a lei per evitargli di stare seduto accanto ad una persona simile. Ecco, mi è tornato in mente leggendo di quel DJ inglese di origine eritrea, e quindi dalla pelle nera, che è stato fatto scendere da un volo Easy Jet da Roma Fiumicino a Londra per il colore della sua pelle che aveva suscitato il panico su un possibile attentato fra i passeggeri. Solo che questa volta questa storia di ordinario razzismo non è a lieto fine. Certo, sono piccole cose, il DJ ha perso l’aereo, non la vita. Oltre all’umiliazione, evidentemente. Ma sono il segnale di un razzismo dilagante. Lo so, si è detto che non è razzismo ma psicosi. Ma quale psicosi guarda innanzitutto al colore della pelle? oltretutto sbagliando perché non mi sembra che il colore della pelle di un eritreo sia simile a quella di un siriano. Allora, dobbiamo considerare sospetti tutti quelli diversi dal bianco? e un signore abbronzato, reduce da una vacanza? e il presidente Obama? No, stiamo parlando di razzismo. Punto. Non è antisemitismo, certo, ma cosa diremmo se i passeggeri in panico avessero fatto riferimento al naso adunco di un altro passeggero,spiegando che la presenza a bordo di un ebreo può provocare attentati?
Il razzismo cresce ovunque, il terrorismo lo favorisce ma non lo giustifica. E la cosa peggiore è che non si limita a crescere, ma sta diventando legittimo. Anche l’antisemitismo, d’altra parte, sta divenendo un’opinione come le altre. C’è un legame? dobbiamo rifletterci, chissà mai che non sia meglio metterci dalla parte di chi combatte il razzismo, senza se e senza ma?
Anna Foa, storica
(11 aprile 2016)