Periscopio – La strada della pace

lucrezi Apprendiamo dalla stampa che ieri, 12 aprile, sarebbe stato in calendario a Sassari un evento, sponsorizzato ufficialmente dalla CGIL, dall’ARCI e dalla Comunità Palestinese della Sardegna, per la presentazione del grazioso libretto di Alan Hart intitolato Sionismo, il vero nemico degli ebrei. Pare poi che l’evento sia stato saggiamente messo da un canto da chi aveva imprudentemente messo a disposizione la sala, anche se non ho notizie precise di risposte arrivate a una nota del consigliere regionale Marcello Orrù, il quale, avendo ricordato le pubbliche posizioni prese dall’autore del libello (l’11 settembre opera del Mossad e altre amenità del genere), si è detto indignato dell’iniziativa, e ha chiesto “con urgenza al sindaco Sanna che intervenga sugli organizzatori, in qualità di massimo responsabile dell’ordine e della sicurezza in città, al fine di ottenere l’annullamento di questa indecente manifestazione”, in quanto “Sassari non merita di essere lo scenario di un evento antisemita”.
Considerazioni a cui ho poco da aggiungere. Quanto all’entusiasmo del più importante sindacato italiano e di quella che un tempo è stata una meritoria associazione culturale, c’è solo da prenderne atto. Forse bisognerebbe sapere se e in che misura le scelte dei responsabili sassaresi siano condivise dal resto degli adepti delle due organizzazioni, giusto per sapere chi e dove si deve vergognare. Ma forse è un esercizio abbastanza inutile, in quanto la vergogna, in questo Paese, pare divenuta una merce abbastanza rara.
Riguardo ai rappresentanti palestinesi, la loro partecipazione conferma quella che è da tempo una mia dolorosa convinzione, ossia la completa inesistenza del benché minimo spiraglio di qualsiasi ipotesi di un lontanissimo orizzonte di soluzione negoziata del conflitto. Come sarebbe mai possibile negoziare con quello che è il “vero nemico degli ebrei”? I palestinesi sarebbero davvero molto cattivi se lo facessero, anzi, sarebbero antisemiti, e si sa che non è così.
Ma la questione principale riguarda, a mio avviso, quella che appare una completa cecità del resto del mondo (ossia tutti coloro che non sono né israeliani né palestinesi, né ebrei né musulmani, e che dicono di essere neutrali riguardo al conflitto, e di desiderarne una soluzione pacifica) riguardo a queste posizioni delle autorità palestinesi. Di fronte anche alle prese di posizione più estreme e ripugnanti prese dalla variegata galassia dell’antisemitismo europeo (nero, rosso, verde, multicolore…) – che, in quella sentina che sta diventando l’Europa, pare crescere, di giorno in giorno, a ritmo vertiginoso – contro il Paese degli ebrei (“il vero nemico degli ebrei”), non ricordo di avere mai, dico mai, avuto notizia di una sia pur timida, indiretta, parziale presa di distanze da parte di qualche esponente, a qualsiasi livello, della Palestina. Ed è questo il nocciolo della tragedia. Perché, se CGIL, ARCI e dirigenza palestinese appaiono, tutti e tre, come degli evidenti ostacoli sulla strada della pace, dei primi due si può fare tranquillamente a meno, ma della terza, purtroppo, no.

Francesco Lucrezi, storico

(13 aprile 2016)