Ticketless – Non esageriamo

cavaglion Il paese è piccolo, la gente mormora a Torino. Il microcosmo ebraico-sabaudo – si sa – è irascibile come gli scacchisti omonimi del racconto di Levi. Esageruma nen. Raccolgo in treno le rimostranze di un amico, che non vedevo da tempo, stupito dal giubilo veneziano per il mezzo millennio del Ghetto. Teatro, Mahler in concerto, lectio magistralis, mostre, libri, paginate di quotidiani, Shylock in piazza (a proposito, perché non recuperare la bella recensione ebraico-shakespeariana di Svevo?), interviste, trasmissioni radifoniche: una insostenibile ascesa mediatica per un isolamento, dorato fin che si vuole, ma a ben guardare pur sempre un isolamento. Non ci sarà, in tanto rumore, un pizzico di quella “nostalgia del ghetto” che nell’Ottocento condizionò non poco il nostro processo d’integrazione nell’Italia unita? Per tutta risposta, oggi, per fortuna, la Torino e il suo ghetto di piazza Carlina (nella casa da dove Gramsci ammirava la storia degli ebrei torinesi ora sorge per legge del contrappasso un elegantissimo resort) si prendono una piccola rivincita, inaugurando con un pubblico dibattito in Archivio di Stato, un portale che i veneziani potrebbero forse un giorno invidiarci (http://archiviebraici.hapax.it/ ). In ogni caso, mi raccomando, Torino insegni a Venezia che ogni nostalgia all’alba del terzo millennio non giova.

Alberto Cavaglion

(13 aprile 2016)