…confini

Si sta avvicinando il quarantanovesimo anniversario della guerra del giugno 1967, e già si comincia a meditare su che cosa potrà succedere in vista del cinquantesimo. Per una coincidenza poetica, ora l’Egitto ha deciso di cedere all’Arabia Saudita la sovranità sulle isole di Tiran e Sanapir all’imbocco del Mar Rosso. Le due isolette disabitate svolgono un importante ruolo strategico come postazione di controllo della navigazione internazionale verso il Golfo di Aqaba che è anche il Golfo di Eilat. Nel maggio del 1967 il presidente egiziano Nasser proclamava la chiusura degli stretti di Tiran alla navigazione verso Eilat e con questo atto unilaterale creava il casus belli da cui poche settimane dopo sarebbe nata la fatale Guerra dei sei giorni. Una testimonianza dei cambiamenti intervenuti da allora in Medio Oriente sta nel fatto che i due paesi coinvolti nel trasferimento delle isole si siano prima consultati con Israele e poi abbiano confermato per iscritto che la libertà di navigazione israeliana rimarrà immutata. Israele quindi ha dato il suo beneplacito al passaggio di proprietà delle relative acque territoriali. Il fatto che invece è stato sommerso e rimosso in una certa parte faziosa dell’opinione pubblica è che la Guerra dei sei giorni non è avvenuta per liberare i territori occupati da Israele, bensì per liberare il territorio DA Israele (vede la esplicita retorica dei dirigenti arabi all’epoca). L’entrata di Israele in Cisgiordania, sul Golan, a Gaza, e nel Sinai (con successivo completo ritiro da queste due ultime aree) fu la conseguenza, non la causa della Guerra dei sei giorni. La soluzione ora escogitata da Egitto e Arabia Saudita dimostra che i confini territoriali fra le nazioni non sono sacri e inviolabili, ma possono essere mutati di comune accordo. E questo potrebbe essere un interessante indizio appunto in vista del compiersi di mezzo secolo dalla guerra del giugno 1967.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(14 aprile 2016)