Accoglienza

Sara Valentina Di Palma Temple Shaaray Tefila è una sinagoga statunitense facente parte della Union for Reform Judaism, situata a nord di New York, che celebra ora i suoi quarant’anni di attività ed è cresciuta grazie alle parole chiave di ‘warm’ e ‘welcoming’: accoglienza, indipendentemente dal tipo di identità ebraica e di appartenenza ortodossa, conservative o reform, e dal tipo di famiglia quali in matrimonio misto o non tradizionale, fatte di ebrei per nascita o per scelta e, aggiungerei, ebrei per caso, ovvero quanti cresciuti in famiglie senza legami particolari con l’ebraismo lo riscoprono in età adulta avvicinandosi all’osservanza o alla partecipazione sociale.
Ci sono attività alla portata di tutti e il coinvolgimento dei membri di ogni età, dai bambini piccoli agli anziani, spaziando dalla musica al teatro attraverso conferenze e classi di studio.
Per i moadim, sono organizzate tefillot diverse in nome del rispetto della sensibilità di ognuno, dagli osservanti alle giovani famiglie con bambini e persino per coloro che si sono avvicinati ma non fanno ancora parte di Am Israel.
In questa prospettiva inclusiva, grande attenzione è data all’educazione che dallo Shemah attraverso la scansione delle nostre attività quotidiane dovrebbe ricordarci come il futuro ebraico possa essere solo se ci sono bambini consapevoli, curiosi e stimolati ad apprendere. Imparano i bambini, e con essi i genitori, con percorsi di studio non solo frontali ma attenti anche alle esigenze di coinvolgimento ludico dei più piccoli nelle attività di apprendimento.
Come un sasso che gettato in uno stagno allarga cerchi concentrici sull’acqua, così Temple Shaaray Tefila mira a coinvolgere l’individuo, le famiglie, le reti familiari vicine per amicizia ed interessi, la Keillah, le organizzazioni ebraiche della zona, degli Stati Uniti interi, di Israele e del mondo ebraico nel suo complesso.
Non poteva che venire da una comunità così la famiglia di Ben e Debbie Lieberman con i loro tre figli, anzi due perché il più grande, Evan, è morto diciannovenne quasi cinque anni fa, dopo un mese di agonia ospedaliera, in seguito ad un terribile incidente d’auto causato da un coetaneo che, come ha appurato il padre con il suo legale, non si era semplicemente addormentato ma, dai tabulati telefonici, risultava impegnato nell’uso del telefonino mentre era alla guida.
Ben e Debbie Lieberman si sono chiesti perché chi provoca incidenti a causa del cellulare non debba essere considerato con la stessa severità di chi guida in stato di ebrezza, e del loro dolore, condiviso da un migliaio di persone che hanno partecipato al funerale di Evan il 20 luglio 2011 alla Temple Shaaray Tefila, hanno fatto uno strumento di cambiamento per il Tikkun Olam fondando l’associazione DORCs, Distracted Operators Risk Casualties. Gli attivisti, che come i Lieberman hanno perlopiù subito un lutto causato da guidatori distratti, mirano da un lato a sensibilizzare i giovani sui rischi dell’uso improprio del cellulare alla guida, dall’altro a sollecitare un cambiamento legislativo che inasprisca le pene per chi causa incidenti in quanto dedito a mandare sms o messaggi in chat con il cellulare, o addirittura email.
Nonostante le resistenze della polizia, nel caso di Evan come in altri, a ritenere difficile provare l’uso dello smartphone alla guida, Ben Lieberman non si è arreso e con la DORCs è riuscito a far discutere dallo Stato di New York una nuova proposta di legge che introduca test sull’uso dei cellulari di guidatori coinvolti in incidenti automobilistici. A tale scopo l’azienda israeliana Cellebrite, già impegnata a fornire all’F.B.I. le modalità per sbloccare l’Iphone dell’attentatore di San Bernardino (per il cui telefono la Apple si era rifiutata di intervenire, in nome della privacy), starebbe implementando un apparecchio che permetterà alle forze dell’ordine di verificare se, al momento di un incidente, il guidatore stava usando in maniera impropria il telefono. Una sorta di etilometro per telefoni, insomma.
Capacità di reagire attivamente alla sofferenza con una forza di volontà tutta ebraica ebraica ed ingegno israeliano.

Sara Valentina Di Palma

(28 aprile 2016)