L’Islam italiano e la faida
per l’egemonia nazionale

rassegnaSu La Stampa (Giacomo Galeazzi, Ilario Lombardo) ampio approfondimento sulle complessità del mondo islamico italiano, i diversi centri di potere, la lotta per le risorse. “Sui soldi e sul business delle moschee – si legge – si sta combattendo una faida interna alla comunità musulmana per l’egemonia nell’Islam italiano, quella indefinita formula che ora, nel pieno dell’allarme terroristico, tutti rivendicano”. Si segnala in particolare l’appuntamento del 12 maggio quando la Confederazione islamica italiana, espressione della comunità marocchina “benedetta” da re Muhammad VI, lancerà la sua Opa “formalizzando la richiesta per ottenere l’Intesa con lo Stato, un agognato traguardo già fallito dall’Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane) e dalla Coreis, la comunità religiosa che ha in Yahya Pallavicini il suo leader”. Sono questi i tre principali protagonisti di una lotta intestina, viene spiegato, che è anche animata “dagli interessi opposti di governi musulmani che a suon di finanziamenti milionari orientano le scelte politiche e dottrinali delle associazioni e dei gruppi etnici di riferimento che si contendono il controllo dei luoghi di culto”.

“Penso che sia importante combattere questo fenomeno anche in tribunale. Non mi convincono gli argomenti di chi oppone il principio della libertà di opinione e di ricerca. Il negazionismo non è un’opinione, ma una forma particolarmente virulenta ed efficace di propaganda antisemita”. Così la storica Anna Rossi Doria, intervistata da Repubblica (Simonetta Fiori) sul disegno di legge sul negazionismo all’esame del Senato. Sempre Repubblica, ieri, aveva raccolto valutazioni diverse da alcuni storici italiani tra cui Anna Foa, Marcello Flores, Sergio Luzzatto e Miguel Gotor. “Questa legge sul negazionismo è stata un errore anche nei suoi compromessi. C’è già la Legge Mancino: basterebbe applicarla” sostiene Foa.

Iran, elette 18 donne nel nuovo Parlamento. Mentre molti quotidiani esaltano la “vittoria dei moderati”, fa discutere l’esclusione dell’ultima delle elette, la deputata riformista Minoo Khalegi. “Secondo voci diffuse dai media locali, il motivo sarebbe l’accusa diffusa nei suoi confronti di aver stretto la mano a un uomo mentre si trovava in viaggio all’estero o di non essersi coperta il capo con il velo. Ci sarebbero anche le foto, ma la deputata nega” scrive Viviana Mazza sul Corriere.

“Le proposte provocatorie nella storia del Nobel per la pace sono quasi una tradizione, ma stavolta l’Autorità palestinese ha dawero superato i limiti della decenza” sottolinea Livia Caputo su Il Giornale. Il riferimento è alla proposta di conferimento del premio a Marwan Barghuti, “l’ex capo della milizia terroristica Tanzim oggi detenuto nelle carceri israeliane con cinque ergastoli sulle spalle per altrettanti assassinii per cui è stata dimostrata la sua diretta responsabilità, oltre che per decine di altri morti provocati dalla sua organizzazione”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(1 maggio 2016)