L’impegno di festeggiare insieme

NA-SNLa festa di Pesach a Napoli si è svolta nel segno dell’accoglienza e dell’innovazione.
Due sedarim sono stati organizzati per i giorni della festa. Già lo scorso anno il Consiglio della Comunità aveva aderito alla richiesta di un iscritto di organizzare anche il primo seder nei locali comunitari, per accogliere tutti quegli ebrei che per turismo o perché single non avevano la possibilità di riunirsi alle proprie famiglie. In quell’occasione abbiamo riscontrato una discreta adesione all’iniziativa, ma quest’anno l’affluenza è stata maggiore: la prima sera 50 persone, in gran parte turisti israeliani, hanno partecipato alla tefillah e alla cena pasquale, mentre 53 hanno aderito la seconda sera, soprattutto iscritti.
In questo modo si sono raggiunti due obiettivi: il primo è quello di una maggiore visibilità della nostra comunità nel panorama ebraico internazionale (molti non sanno neanche che a Napoli esistano degli ebrei); il secondo obiettivo ha una valenza tutta spirituale, perché con il nostro impegno abbiamo dato la possibilità a tutti i partecipanti di poter adempiere al precetto del seder.
È chiaro che un’opera del genere non si compie da sé. Dietro le quinte c’è stato il lavoro di volontari venuti anche dalla Sicilia e dalla Calabria che con il loro spirito di sacrificio hanno permesso che il seder di Pesach desse i suoi buoni frutti, generando enormi soddisfazioni sia tra gli iscritti che tra gli ospiti.
La presenza dei familiari del maskil Ariel Finzi ha fatto il resto: con la loro cordialità e simpatia hanno inondato l’intera comunità di una calda atmosfera familiare; l’esuberanza di Tiziana Fiz, moglie del nostro maskil, ha concretizzato con la sua spontaneità il concetto di accoglienza e fratellanza che dovrebbe contraddistinguere le nostre qehilloth, trasformandole in famiglie allargate nella grande casa di Israel.

Ciro Moses D’Avino