La rinuncia di Fiamma
“Ragioni personali” avrebbero spinto la giornalista ed ex parlamentare Fiamma Nirenstein a rinunciare alla candidatura a prossimo ambasciatore d’Israele a Roma. “Ringrazio il primo ministro – ha scritto Nirenstein in una nota – per la sua fiducia in me. Voglio esprimere la mia volontà di continuare a contribuire allo Stato di Israele al meglio delle mie possibilità”.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, citato dalla stampa italiana, che dedica ampi articoli alla vicenda, a pregiudicare la sua nomina sarebbe stato un articolo scritto nel 1996 in cui Nirenstein si esprimeva in termini poco lusinghieri riferiti alla moglie del premier, Sara Netanyahu.
Racconta La Stampa: “La notizia è stata anticipata su Twitter dal corrispondente diplomatico del quotidiano Haaretz, Barak Ravid. Il giornale, su posizioni critiche nei confronti di Netanyahu, aveva citato due settimane fa un articolo scritto da Nirenstein nel 1996 contro la moglie del primo ministro, Sara, che veniva definita un ‘mostro vestito da First Lady’. Prese di posizione che, seppure vecchie di vent’anni, avrebbero affossato la nomina”.
“‘Amo tanto anche l’Italia, il mio Paese natale, ma penso che combattere contro la diffamazione di Israele e per l’esaltazione del suo magnifico attaccamento alla democrazia, benché circondato da nemici, sia il compito primario di ogni ebreo’, ripeteva esaltata Fiamma Nirenstein. Il primo ministro Benjamin Netanyahu l’aveva da poche ore designata ambasciatrice a Roma. Da allora sono passati dieci mesi – si legge sul Corriere – e le parole che hanno contato di più, sembra, sono invece quelle che aveva scritto da giornalista nel 1996″.
“Nove mesi dopo aver scelto Fiamma Nirenstein come ambasciatrice a Roma, Benjamin Netanyahu ha incassato ieri sera la rinuncia della ex parlamentare Pdl per ‘motivi personali’. In mezzo alle due decisioni – scrive Repubblica – ci sono stati mesi di tensione attorno alla nomina, e si erano levate voci contrarie alla scelta tra le quali quelle dei vertici della Comunità ebraica di Roma e dello stesso rabbino capo della capitale Riccardo Di Segni”.
Il Circo Massimo e il Colosseo, hotel di lusso e centri commerciali inglesi, l’Ipercoop, il porto e l’aeroporto di Bari. I tre stranieri fermati (due i latitanti) su ordine della Dda, tutti beneficiari di protezione umanitaria, avevano scelto gli obiettivi per attentati di matrice islamista. “Nelle intercettazioni – scrive il Corriere – inni al martirio e foto in stile jihadista sui cellulari”.
È scontro tra Stefano Parisi e la Lega. A dividere gli alleati è la candidatura nelle liste del Carroccio per il Municipio 8 di Stefano Pavesi, esponente di estrema destra. Dura presa di posizione di Parisi a Radio Popolare: “Se è vero che questa persona è antisemita o fascista nelle mie liste e nel mio lavoro non può trovare spazio. Questa cosa danneggia molto la Lega e probabilmente anche noi” (Repubblica Milano).
“Cancellare dal vocabolario Unesco l’espressione ‘Monte del Tempio’ e indicare la spianata solo come sede delle moschee di “al-Aqsa” e “al-Haram al-Sharif non significa scegliere un codice linguistico ed escluderne un altro. Implica un tentativo di negare il punto del mondo che lega Israele alla Terra”. Così Alberto Melloni su Repubblica in merito alla recente risoluzione dell’Unesco.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(11 maggio 2016)