Milano – “La scuola, serbatoio di futuro”

fondCosa vuoi fare da grande? Qualcuno l’astronauta e qualcuno il barista, molti – che domande – il calciatore e la ballerina, ma molti anche – meno aspettatamente – vogliono essere pasticceri e scrittori (o per meglio dire scrittrici, visto che sembra essere un’aspirazione prevalentemente femminile), qualcuno si dichiara futuro pescatore di tonni
(ma solo come terza opzione), e infine qualcun altro, dopo molta riflessione, decide che da grande farà… la regina. Così rispondono gli studenti nei video proiettati durante la cena di raccolta fondi della Fondazione per la scuola ebraica di Milano, svoltasi ieri sera proprio nella scuola, messa in ghingheri per l’occasione.
È proprio sulle nuove generazioni e il loro futuro che la serata si è concentrata, ma soprattutto si concentra l’attività della Fondazione, che offre borse di studio e sostegno, finanzia la riqualificazione e ristrutturazione degli ambienti scolastici, e promuove viaggi in Israele e ad Auschwitz. Nel corso della cena, condotta dalla presentatrice tv Caterina Balivo, si sono alternati a testimoniare questo impegno il fondatore Cobi Benatoff, l’ex presidente Marco Grego e l’attuale presidente Keren Nahum, la quale ha letto un messaggio del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, e hanno portato i loro saluti il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, il co-presidente della Comunità milanese Milo Hasbani, la preside delle scuole superiori Esterina Dana, e la direttrice delle scuole elementari Claudia Bagnarelli. Ospiti d’onore il rettore dell’Università Bocconi Andrea Sironi e il comico, nonché ex alunno della scuola, Gioele Dix.
Le scuole ebraiche sono per Giannini “una parte essenziale dell’identità nazionale di cui non sottovalutiamo il peso”, poiché esse contribuiscono “a rinnovare e rafforzare i legami culturali e religiosi”. Concorda rav Arbib, il quale ha sottolineato che “il grande valore aggiunto di questa scuola sono la cultura, la vita e il pensiero ebraico che possiamo e dobbiamo imparare a trasmettere agli altri, perché il vero contributo che possiamo dare al paese è la nostra identità particolare”. Un’identità che viene coltivata nell’istituto, come ha aggiunto Nahum, ricordando che “bisogna conoscere bene le proprie radici per affrontare il futuro”. La convivenza di più culture – ma anche di più identità nazionali – avviene anche all’interno del campus dell’Università Bocconi, ha raccontato Sironi. “Favorire gli scambi fra giovani di diverse nazionalità e culture – le sue parole – è fondamentale per il futuro, come antidoto ai grandi problemi che stiamo affrontando oggi”.
Vedere concretizzarsi la propria idea, quella di aiutare la scuola e sostenerla attraverso il contributo di tutti con cui è nata la Fondazione, è per Benatoff “è una grandissima soddisfazione”, così come osservare il lavoro di una nuova leadership, con un Consiglio “formato da giovani leve che stanno diventando grandi passioni”. Un orgoglio condiviso anche da Grego, il quale ha osservato che “in momenti bui e colmi di preoccupazioni, questo luogo deve rimanere il cuore pulsante della Comunità”. Il ruolo della Fondazione è dunque indispensabile, ha sottolineato Hasbani, e sia Dana sia Bagnarelli hanno messo in luce come senza di essa molti progetti non avrebbero potuto essere attuati, e l’hanno definita il “muro” e l'”ossigeno” della scuola.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(13 maggio 2016)