JCiak – Israele a Cannes
I film israeliani a Cannes sono sempre una bella notizia. Anche perché di solito il riscontro di critica e pubblico, se non di premi, è più che buono. Qualche nome in ordine sparso: Nadav Lapid con il suo Kindergarten Teacher (2014), Joseph Cedar con Footnote (premio per la migliore sceneggiatura 2011), Eran Kolirin con La banda (2007) o Ari Folman con il potente Valzer con Bashir (2008). Anche quest’anno la pattuglia degli israeliani è sostanziosa. Kolirin torna in concorso con Beyond the Mountains and Hills (Me’ever laharim vehagvaot) mentre Maha Haj debutta con Personal Affairs (Omor Shakhsiya). Lapid, nella giuria della Settimana della critica, porta invece in proiezione speciale il suo Diary of a Wedding Photographer e presentano i loro lavori nuove promesse come Or Sinar, Asher Polonsky e Tamar Rudoy. Ma più che di loro, in questi giorni si parla del nuovo Padiglione Israele a Cannes e del suo discutibile video promozionale.
Inaugurato dalla controversa ministra della Cultura Miri Regev, il padiglione punta a promuovere la cinematografia israeliana e mettere in risalto festival, scuole e altre realtà con programmi che includono tavole rotonde, seminari e master class. Non si tratta però solo di una vetrina su una delle industrie culturali più fiorenti di Israele perché – come ha spiegato Miri Regev – uno degli obiettivi è incoraggiare filmakers e investitori a usare il paese come location e ad affiancare le compagnie cinematografiche israeliane (Regev ha anche accennato a possibili incentivi fiscali).
Fin qui tutto bene. Visti i successi israeliani degli anni precedenti un sostegno di carattere ufficiale era senz’altro opportuno, sulla scia di quanto già fanno altri paesi. Peccato che a promuovere il cinema israeliano il ministero della Cultura e dello Sport abbia pensato bene di mettere in circolazione due video (in due versione di un minuto e mezzo e quattro) che niente hanno a che fare con la densità di contenuti e la bellezza estetica che sono la cifra del cinema israeliano.
Proiettati in questi giorni sui voli El Al e disponibili su youtube alla voce Israeli Pavilion, Cannes Film Festival, i due filmati sono un’insalata russa di luoghi comuni, bellezze naturali e clip da film recenti – da Storia d’amore e di tenebra di Natale Portman a Mister Gaga di Tomer Heynman a Wounded Land di Eretz Tadmor a tanti altri.
Le immagini patinate di Gerusalemme (con tanto di pellegrini in processione sulla via Dolorosa) si mescolano a quelle della spiaggia di Tel Aviv con l’immancabile tramonto sul minareto di Jaffa e i soliti stravisti cliché si accavallano: l’ultraortodosso con il talleth e il concerto rock, il turista a mollo nel Mar morto e la sinagoga, il Negev e una bottiglia di buon vino e un diluvio di prestanti soldati che pilotano aerei, elicotteri e carri armati, si lanciano con il paracadute e solcano i mari.
Sarebbe un buon video di promozione turistica, per quanto scontato, se non fosse per un montaggio al limite dell’amatoriale. Peccato, perché il cinema israeliano meritava molto ma molto di più. E perché, in fondo, per un consiglio bastava interpellare uno dei tanti meravigliosi filmaker evocati da quelle immagini.
Daniela Gross
(nell’immagine un fotogramma da Beyond the Mountains and Hills)
(19 maggio 2016)