Qui Torino – Una storia d’amore e di aliyah
“Am Groner Freibad 5”. Questo il titolo all’apparenza criptico dell’ultimo libro di Michael Sfaradi, giornalista freelance. A dialogare con l’autore il professor Enrico Fubini, musicologo, e Ugo Volli, docente di semiotica all’Università degli Studi di Torino che ha curato la prefazione del romanzo. Una serata organizzata dal Keren Kayemeth.
Il romanzo ha come protagonista Ruben, giovane ebreo di buona famiglia romana che all’inizio degli anni Ottanta si scontra con le difficoltà vita della diaspora e così decide di andare a vivere in Israele e fare l’aliyah. Poco tempo dopo il suo trasferimento, scoppia la prima guerra del Libano (1982), una guerra tremenda che lo metterà profondamente in crisi. La vita nell’esercito lo porterà a conoscere una donna, di cui si innamora. Una volta congedato, conosce in Israele una giovane tedesca, il sentimento lo porterà a seguirla e a trasferirsi in Germania. La storia si consuma lentamente, i fantasmi della guerra non lo abbandonano, si sente un estraneo ovunque. Decide così di tornare a Roma, nella sua città natale. Anche lì però non trova pace. Così poi decide di reimbarcarsi per quella terra che tanto lo aveva attratto e tanto lo aveva segnato: fa ritorno in Israele e lì rimarrà. Ruben compie così un percorso circolare che termina nell’unico paese a cui ha sempre sentito di appartenere davvero.”Am Groner Freibad 5″, racconta Fubini, “si presenta come la storia di Ruben e delle sue complesse vicende solo all’apparenza sentimentali, ma in realtà il grande tema del romanzo è l’aliyah con le sue ombre e difficoltà. Aliyah come fenomeno complesso, carico di esiti anche negativi. Fubini chiede poi all’autore quanto di autobiografico sia presente nel libro. “Ruben siamo noi”, risponde Michael, e con noi intende tutti quei ragazzi, tra cui se stesso, che a cavallo tra la fine degli anni Settanta e inizio degli anni Ottanta decisero di abbandonare amici, parenti, case per trasferirsi in Israele, la loro vera terra natale. Poi la parola passa a Volli, che definisce il romanzo una storia necessaria, scritta con la perfetta consapevolezza di cosa comunicare al lettore. “Non è solo una storia di aliyah, ma è anche un romanzo d’amore per Israele, affiancato da una storia di inquietudine per noi che viviamo nella diaspora”, conclude Volli.
Alice Fubini