Gorizia – A èStoria con Pagine Ebraiche
Dal Ghetto alla schiavitù digitale

IMG_20160520_102135Nel 2005, quando è nato, il Festival internazionale èStoria si chiamava “La storia in testa” e aveva come missione esplicita avvicinare ai grandi temi della storiografia un pubblico il più ampio e composito possibile. E la storia, vista come occasione di dialogo e di incontro, ha avuto un successo crescente fino ad arrivare, con la dodicesima edizione che si è chiusa ieri, a superare ogni previsione con oltre 60 mila visitatori, registrati proprio nell’anno in cui la scelta del direttore e curatore Adriano Ossola è stata di puntare su nomi di grande valore ma meno noti al grande pubblico. Eppure la formula si è dimostrata vincente, con le sale che hanno registrato costantemente il tutto esaurito per gli oltre 150 appuntamenti che hanno presentato la storia in maniera multi-disciplinare, incrociandola a cinema, economia, letteratura, storia dell’arte, teatro, psicologia e musica, senza mai rinunciare all’attenzione nei confronti del territorio, a partire dalla disponibilità di una traduzione simultanea in sloveno per tutti gli incontri più importanti. Anche l’attenzione per la minoranza ebraica italiana a Gorizia è costante, segno di un rapporto che continua e che si consolida con il passare del tempo: il giornale dell’ebraismo italiano è ormai di casa nella città isontina, dove ogni mese viene distribuito a partire dai locali della storica sinagoga, ma durante il festival sono state centinaia le copie distribuite sia grazie alla collaborazione con gli organizzatori del festival – cui Pagine Ebraiche ha dedicato diverse pagine nel numero di maggio, attualmente in distribuzione – sia grazie al lavoro dei ragazzi dell’Associazione degli Studenti di Scienze Internazionali e Diplomatiche con cui sono stati organizzati gli incontri che hanno coinvolto la redazione. Il primo, in apertura di festival, tenutosi nella grande tenda dei giardini di Via Verdi, palcoscenico principale della rassegna, è stato dedicato a una riflessione sui 500 anni del Ghetto di Venezia, in un dibattito che ha visto confrontarsi la storica dell’architettura Donatella Calabi e gli storici dell’ebraismo Anna Foa e Simon Levis Sullam, coordinati dal direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale. Successo anche per il secondo incontro intitolato “δουλοι της τ χνης: la nuova schiavitù. La dipendenza tecnologica nella società contemporanea” che – nonostante l’appuntamento fosse fissato alle 9 di una luminosa e assolata domenica – ha visto esauriti i posti della sala. I temi della schiavitù digitale e della demenza digitale, i grandi rivolgimenti sociali che la diffusione massiccia della rete e delle nuove tecnologie comportano, hanno visto confrontarsi Ubaldo Fadini, Giuseppe O. Longo, Nicola Strizzolo, coordinati e moderati da Guido Vitale, con la redazione protagonista di un dibattito dedicato agli effetti e ai veleni che rete e nuove tecnologie stanno producendo nelle mutazioni sociali di cui siamo testimoni.

a.t. twitter @atrevesmoked

(23 maggio 2016)