Periscopio – Le minacce a Israele

lucreziDavvero un’ottima scelta quella dell’Editrice milanese Proedi (diretta, com’è noto, da Andrea Jarach, grande promotore di cultura e informazione nel nostro Paese) di raccogliere in un unico, ponderoso volume (oltre 600 pagine) gli articoli pubblicati, dal febbraio del 2009 alla fine del 2015, sul sito di Informazione Corretta (diretto, com’è parimenti noto, da Angelo Pezzana, da sempre protagonista irriverente, scomodo e graffiante del nostro dibattito politico e giornalistico), da Ugo Volli, semiologo di fama internazionale, dedicati alle molteplici, controverse tematiche del Medio Oriente (tanto nello specifico contesto di quell’area geografica, quanto nei suoi riflessi nella politica e nell’informazione italiana, europea e nel resto del mondo).
Un libro dal titolo eloquente, esplicito “biglietto da visita” di Volli, uno che non le manda a dire, e che non si tira mai indietro, quando c’è da difendere i diritti minacciati di Israele, e da denunciare la violenza e la pericolosità dei suoi nemici, l’ipocrisia e la falsa coscienza dei finti neutrali, o dei presunti arbitri, la viltà e l’ingenuità dei sedicenti amici: Israele, diario di un assedio. Sottotitolo: La cronaca puntuale di come terrorismo, politica internazionale e media collaborano a combattere la sola democrazia del Medio Oriente.
Il libro, per il numero e il livello dei commenti in esso riprodotti, nonché l’ampiezza e la problematicità delle tematiche affrontate, rappresenta un momento di riflessione particolarmente importante, e l’auspicio è che esso possa essere letto da un numero ampio di persone, di diverso orientamento politico e ideologico, perché tutti, anche coloro che non saranno d’accordo con le analisi di Volli, non potranno che trarre giovamento dall’impegno di un osservatore così lucido e appassionato, che potrà magari essere giudicato eccessivamente partigiano nelle analisi e nelle denunce, o esageratamente sferzante nella critica e nella polemica, ma a cui nessuno potrà certamente negare il dono della chiarezza, e della più rigorosa onestà intellettuale. Perché il libro, a mio avviso, si presta a essere giudicato su tre distinti piani: la qualità della scrittura; i fatti esposti; i giudizi formulati sugli stessi.
Sul primo piano, quello della scrittura, non c’è dubbio che lo stile di Volli, anche quando – e accade molto spesso – gli argomenti trattati sono tutt’altro che piacevoli, appare sempre coinvolgente nella capacità di conquistare il lettore con una prosa lucida, penetrante, corrosiva, che può magari turbare o irritare, ma difficilmente lasciare indifferente. L’autore non è un pedagogo, non si atteggia a maestro o a dispensatore di morale, in quanto il suo principale obiettivo appare piuttosto quello di sollecitare una reazione, di svegliare le coscienze, di scuotere dal torpore e dall’assuefazione. In quanto semiologo e studioso della comunicazione, egli costringe il lettore, si può dire, a formulare un giudizio personale sulle notizie, smuovendolo dalla comoda e passiva ricezione del pensiero tralaticio e della vulgata dominante. E credo che tutti, al di là delle personali opinioni, gli debbano un ringraziamento per una parola che può essere contestata o contraddetta, ma che difficilmente può essere lasciata cadere come superflua o insignificante.
Per quanto riguarda i fatti esposti da Volli, la sua appare una cruda rappresentazione della realtà, così come essa è andata svolgendosi in questi ultimi anni. La descrizione dell’‘assedio’, nelle sue molteplici manifestazioni (militari, diplomatiche, politiche, mediatiche…), appare precisa, lucida, sempre puntualmente documentata, e pare attestare in modo inequivocabile un costante peggioramento, a tutti i livelli, dell’atteggiamento del “resto del mondo” nei confronti di Israele, che corrisponde poi, ovviamente, a un parallelo incremento dell’antisemitismo mondiale, nelle sue varie e molteplici manifestazioni. Ci piacerebbe molto dire che Volli esagera, e che la situazione non è poi così nera come la descrive, ma purtroppo non lo pensiamo. Anzi, l’autore va ammirato per il fatto che questa desolante rappresentazione non lo spinge mai verso lo sconforto o la rinuncia, ma pare sempre sollecitarne lo spirito combattivo, il desiderio di reazione, la vigilanza e l’impegno civile.
Sul piano, infine, dell’analisi soggettiva, dell’attribuzione delle diverse responsabilità e dell’indicazione delle possibili risposte utili, non si può essere, naturalmente, sempre d’accordo con Volli. Ma, al di là di ogni valutazione personale sui giudizi formulati, il “diario di un assedio” è un libro che deve essere letto da chiunque voglia farsi un’idea propria di quel che accade nel Medio Oriente e nel mondo. Perché è un volume che dà molto da riflettere, che non lascia indifferenti, e che dovrebbe spingere tutti, anche chi non la pensa come l’autore, a interrogarsi sulla natura di quell’oscuro veleno che – ne sono profondamente convinto – non colpisce solo gli ebrei, e non circonda – non “assedia” – soltanto Israele.

Francesco Lucrezi, storico

(25 maggio 2016)