Setirot – Louise

jesurumDrancy, Francia. Louise ha 17 anni quando, nel 1942, scrive questa lettera a suo padre.
“Papà mio carissimo, ho una notizia triste, caro papà. Dopo la zia, tocca a me partire. Ma non fa niente. Io sono su di morale, come tutti qui del resto. Non devi amareggiarti, papà. Quel che conta è che parto in ottime condizioni. Questa settimana ho mangiato molto. Mi sono trovata due pacchi in più, uno di una compagna deportata, l’altro della zia, e proprio adesso mi è arrivato il tuo. In questo momento posso immaginare la tua espressione, caro papà e vorrei proprio che tu avessi tanto coraggio quanto ne ho io, sono certa che se tu riuscirai a reagire con forza d’animo a questa nuova batosta, io lo sentirò. In zona libera parlane con cautela. Quanto alla mamma forse è meglio che non venga a sapere nulla. È assolutamente inutile che si amareggi, tanto più che io potrei benissimo far ritorno prima che lei esca di prigione. Partiremo domani mattina. Mi trovo in compagnia di buoni amici dal momento che ad essere trasferiti siamo in tanti. Ho affidato l’orologio e le altre mie cose a gente onesta che divide la camera con me. Papà mio, ti mando centomila baci, e ti abbraccio con tutte le mie forze. Coraggio e a presto. Tua figlia, Louise”.
Non è tornata.
(Louise Jacobson, Uscirò vittoriosa da questa prova, Castelvecchi editore)

Stefano Jesurum, giornalista

(26 maggio 2016)