Pazza gioia di vivere
Quante volte abbiamo creduto di sapere cosa fare per gioire un po’ di più, perché sì, è naturale, ci spetta di diritto, vogliamo vivere. Spesso, però, non si fa nulla, ci si limita a immaginare quel che potrebbe essere e si resta nella tristezza o, peggio ancora, si fa qualcosa di sbagliato spacciandolo per un tentativo non riuscito, per poi interrogarci del perché sia così difficile essere felici, e inesorabilmente si precipita nell’infelicità. Ma non sempre, non in modo totale: uno scambio di parole e di attese improvviso fra due persone, può per un istante darci un guizzo, un barlume di felicità.
È quel che accade nel film “La pazza gioia” di Virzì. Due donne inferme di mente, Beatrice e Donatella, un giorno, in preda a una strana voglia di allegria, scappano dall’accogliente struttura psichiatrica in cui alloggiano, la rifiutano come fosse una cattiva madre che le ingabbia. Credono di potercela fare da sole, ma una volta fuori, nella realtà, sono senza sbocco, non hanno un soldo né un luogo dove andare, né un uomo o una donna, un padre o una madre, con cui davvero parlare. Parlano tra di loro, e sono parole tanto insensate quanto cariche di un’oscura sapienza. E così rubano una macchina, tanto per farci un giro, mangiano nei ristoranti e non pagano, litigano e si picchiano, non pensano mai alle conseguenze delle loro azioni, giocano a fare le irresponsabili, e un po’ lo sono sul serio.
Beatrice è euforica, parla continuamente, saltella di qua e di là, e a un certo punto va in pezzi; Donatella è triste, tutto quel che ama svapora in un sogno malinconico. Ascolta sempre la stessa canzone, “Senza fine”, di Gino Paoli, come senza fine è il suo dolore, un padre l’ha abbandonata, un figlio le è stato sottratto e ora vive altrove, e le ritorna alla mente di continuo come un buio miraggio. Eppure, la sua attesa sarà premiata, per lo spazio di un saluto sorridente incontrerà davvero il figliolo al mare, là dove in un gesto disperato si era con lui gettata.
E la scalmanata Beatrice? Torna dal suo ex da cui si crede amata, e si prende tante di quelle parolacce e lui le fa pure la pipì in testa da un balcone, eppure non smette di credere al suo amore o almeno finge! Il pubblico si diverte, segue le vicende delle due donne, partecipa, annuisce, ride. Chi almeno una volta non ha avuto un colpo di follia o almeno l’ha pensato? Cosa? Di mandare tutto al diavolo, famiglia, lavoro, tutto… Ma poi, ma poi? È quel “ma poi” che ci trattiene, comodamente, sulle poltrone del cinema, ma poi andremo in malora! E al solo pensiero moderiamo il riso e ci dissociamo dalle due ragazze, a malincuore.
Le due pazzerelle tornano a Villa Biondi, gli assistenti le abbracciano. Si sono divertite, hanno riso, pianto, e forse hanno assaporato un po’ di felicità.
Tiziana Della Rocca
(27 maggio 2016)