Qui Milano – Jewish in the City Essere comunità nella comunità
Un confronto sul significato di Comunità, sul ruolo dell’ebraismo nella società italiana e nel tessuto milanese, sulle prospettive future. Sono alcuni dei temi su cui si sono confrontati i cinque relatori protagonisti ieri a Milano dell’appuntamento di Jewish in the City, dal titolo Comunità nella Comunità, tenutosi nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino. E già dal luogo, simbolo della Città, si può comprendere lo scambio e il legame tra la realtà ebraica e Milano. A confrontarsi sul tema, coordinati da Ruggero Gabbai regista e Consigliere comunale uscente a Milano, il sociologo Aldo Bonomi, la giornalista Daniela Hamaui, il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Ariel Nacamulli, Clelia Piperno, Direttore Progetto Talmud e docente all’Università La Sapienza di Roma, e la regista teatrale André Ruth Shammah.
“Questa sala rappresenta la casa dei milanesi. Qui vengono prese le decisioni più importanti per la città – Mi sembra quindi giusto chiudere in Sala Alessi il Festival Jewish in the City”, ha sottolineato Gabbai. Del rapporto tra istituzioni e mondo ebraico ha parlato anche Piperno, parlando del grande lavoro di traduzione del Progetto Talmud. “Una scommessa vinta”, lo ha definito la direttrice del Progetto, sottolineando come si tratti della prima iniziativa di questo tipo finanziata da un governo europeo, testimonianza del positivo scambio tra l’Italia e la sua comunità ebraica. A maggior ragione nel Paese che tradì i suoi ebrei, promulgano nel 1938 le leggi razziste e partecipando attivamente alla Shoah, il Progetto Talmud, sottolineava Piperno, acquista un valore ulteriore. Di ebraismo e media ha invece parlato la giornalista Daniela Hamaui, sottolineando come
troppo spesso l’informazione si concentri su Israele e soprattutto sul conflitto con i palestinesi, tralasciando tutto il resto. Gli ebrei però, ha spiegato Hamaui, avrebbero molto da dire ad esempio su temi attuali come l’integrazione, in particolare in una città come Milano. “Dovremmo imparare a raccontarci in modo diversa, spiegando la nostra forza senza paura di aprirci all’esterno”, ha chiosato la giornalista.
Ha aperto invece una finestra sul mondo giovanile ebraico, Ariel Nacamulli, che ha parlato di una generazione dall’identità forte, “sviluppata molto spesso nelle scuole ebraiche e nei movimenti giovanili”, abituata alla multiculturalità e che si ritrova sempre più spesso in spazi virtuali piuttosto che reali.
(Foto, redazione Jewish int the City)
(1 giugno 2016)