Qui Roma – Donne ebree negli Anni Trenta,
le scelte di Raphael e Sarfatti

IMG_20160606_185834 Tra arte e politica, storia e vite personali, testimonianze e riflessioni, è stato un pomeriggio di intrecci quello di ieri alla sede romana dell’ateneo statunitense Temple University, dove si è tenuto un convegno dedicato a “Le donne ebree e gli anni Trenta a Roma”, e in particolare alle figure di Margherita Sarfatti e Antonietta Raphael, protagoniste dell’arte e della cultura italiana durante l’epoca fascista anche se in modo opposto. A delineare il quadro storico e la loro personalità quattro donne che con essi si sono confrontate direttamente, per le loro ricerche o per legami personali: la storica Anna Foa, la storica dell’arte Rachele Ferrario, autrice tra l’altro di una recente biografia di Sarfatti, e poi Giulia Mafai, costumista e figlia di Antonietta Raphael e di Mario Mafai, e Magali Sarfatti Larson, sociologa e nipote di Margherita Sarfatti.
Scrittrice e critica d’arte, socialista e poi fascista, Margherita Sarfatti è stata ricordata come una delle guide del Gruppo del Novecento e del suo neoclassicismo, ma anche per il suo noto legame sentimentale con Benito Mussolini. “Come per molti altri personaggi importanti del mondo intellettuale e culturale dell’epoca epoca, più o meno compromessi nel loro legame con il fascismo – ha osservato Foa – non è possibile scindere tra il loro lavoro e tale adesione, e spesso ci chiediamo senza saperci dare una risposta se sia possibile perdonare”. Magali Sarfatti Larson ha poi ricordato la fuga di Margherita in Sudamerica, terminata la relazione con Mussolini e percepito il pericolo che correva in quanto ebrea. “Conservo inoltre memoria di una conversazione con Margherita – ha aggiunto – in cui mi diceva di essersi pentita di aver scritto la biografia di Mussolini, poiché aveva avuto un enorme successo ed era stata tradotta in varie lingue, diffondendo la sua storia in tutto il mondo”.
Scultrice e pittrice, spostatasi tra Parigi e Genova per sfuggire alle persecuzioni fasciste, espressionista identificata come uno degli esponenti di spicco della Scuola Romana, Antonietta Raphael è invece considerata come una pioniera, quasi una madre di movimenti artistici più recenti, come la Transavanguardia. Diverse dunque per le loro vicende, separate per il loro pensiero politico e all’opposto in campo artistico, sia Sarfati sia Raphael avevano in comune un ruolo di leadership “Furono entrambe donne che seppero lottare per la loro libertà di esprimersi in un momento in cui in Italia non era comune” ha affermato Ferrario. “È curioso che molte tra le prime donne che si batterono non ancora per il femminismo ma anche solo per partecipare alla vita del loro paese furono ebree”, ha aggiunto Mafai. “Forse questo è avvenuto perché sono loro ad aver sofferto più di tutti per una segregazione duplice – la sua conclusione – come ebree nel ghetto e come donne nella società”.

(7 giugno 2016)