Grandi donne dell’ebraismo,
anche Wikipedia le riscopre
La poetessa Fradl Shtok fu la prima a comporre sonetti in yiddish. Henrietta Szold fu la fondatrice di Hadassah, l’Organizzazione delle donne sioniste d’America. Barbara Ochs Adler fu membro del direttivo del Jewish Board of Guardians, la più grande organizzazione ebraica newyorchese di sevizi sociali. Come saperne di più? Cercando su Wikipedia, che domande, ma è una risposta ovvia solo in apparenza. Le voci di queste tre donne ebree e di molte altre degne di nota per i motivi più vari sono infatti online nell’enciclopedia più consultata al mondo solo da pochi giorni, da quando cioè si è tenuto al Center for Jewish History di New York una giornata espressamente dedicata all’aggiornamento, alla modifica, alla correzione e alla creazione – chiamata più precisamente una ‘edit-a-thon’ – delle voci in lingua inglese riguardanti l’universo femminile ebraico.
A organizzarla per il terzo anno di fila è stata Lea Lange, coordinatore della collezione digitale del Jewish Women’s Archive, e all’evento hanno partecipato una ventina di autori o, come preferiscono farsi chiamare, ‘Wikipedian’. Qualcuno era già un editor esperto dei contenuti di Wikipedia e qualcuno era alle prime armi, alcuni erano informatici e altri non sapevano neanche come accendere un computer, c’erano storici del settore e semplici appassionati, e tutti insieme hanno contribuito all’incremento di quello che ormai è un patrimonio pubblico in un campo che secondo Lange continua a essere carente. Se ne è accorta già da qualche anno, ha spiegato la Wikipedian Jesse Bernstein sul Tablet Magazine, e così nel 2014 ha lanciato la prima edit-a-thon dedicata alle donne ebree illustri.
Sebbene in Italia non siano eventi particolarmente conosciuti, in realtà Lange lanciandosi nell’organizzazione dell’edit-a-ton si è inserita in un’usanza piuttosto comune nei paesi anglofoni. Si tratta di una vera e propria maratona – come del resto svela già il nome, composto da ‘edit’, redarre, e ‘marathon’, maratona – della durata di una giornata, in cui si riunisce in un unico luogo (possibilmente reale ma anche virtuale) un gruppo di editor, e cioè utenti di Wikipedia che vogliano intervenire nella sua composizione, per ampliare, approfondire e correggere le voci riguardanti uno specifico argomento. Spesso sono istituti illustri come università, archivi, musei e biblioteche a proporne, e chiunque può parteciparvi. I temi sono i più vari – dai musical alla botanica – ma i più gettonati sono storici e sociali, e in particolare proprio quelli legati all’universo femminile. Da quello su donne e scienza in occasione dell’Ada Lovelace Day a quello sulle donne indiane, da quello sulle donne nel jazz a quello sulle donne nell’arte svoltosi nelle scorse settimane al MoMa, a cui hanno partecipato circa duecento persone.
Il motivo di tanta attenzione è che nella comunità nata intorno a Wikipedia esiste una comprovata discriminazione di genere, ben nota appunto anche a Lange. Alcuni studi, di cui si può trovare traccia su Wikipedia stessa, hanno mostrato che per la stragrande maggioranza gli editor sono uomini, con una percentuale che sfiora il 75 del totale, e che il numero di pagine biografiche di donne è di gran lunga superato da quello di pagine biografiche di uomini. Un articolo del New Yorker spiega che sono molte le cause individuate per questo fenomeno, dall’interfaccia piuttosto ostica dell’enciclopedia online a una più generale ostilità della comunità nei confronti delle donne di stampo maschilista. Sta di fatto che il risultato di questo problema sociale è un’indiscutibile carenza di contenuti che siano di particolare interesse per le donne, e come esempio viene citato il fatto che la voce sul cartone animato delle Tartarughe Ninja supera del doppio la lunghezza della voce dedicata alla scrittrice – in carne e ossa – premio Nobel per la Letteratura Toni Morrison.
Ma per Lange non finisce qua. Bernstein spiega infatti che per lei si tratta di qualcosa di più della sola volontà già di per sé ambiziosa di rappresentare in maniera più completa il contributo delle donne ebree sull’enciclopedia. “Come archivista – continua infatti – vede il suo lavoro come non solo una produzione di quanta più informazione possibile per un pubblico più vasto possibile, ma ora, nel XXI secolo, anche come un’assistenza a coloro che ancora stanno lavorando sulla loro ‘educazione all’informazione'”. In altre parole si tratta di una presa di coscienza del ruolo di ogni individuo nel combattere la disinformazione, di possesso diretto delle risorse, e di maggiore coinvolgimento nei processi che conducono alla circolazione delle informazioni. In questo senso Wikipedia è, con le parole di Lange, “un campo di battaglia per chiunque sia interessato a rendere disponibile a tutti lo scibile umano”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(8 giugno 2016)