Shir Shishì – Il mio pianoforte azzurro

kaminskiElse Lasker-Schüler, poetessa, pittrice e drammaturga ebrea nacque nel 1869 a Wuppertal in Germania, allora un bellissimo centro di architettura raffinata e innovativa. Nel 1894, Else, figlia di un banchiere, si sposa e si trasferisce a Berlino. La città del Espressionismo la assorbe completamente, Else studia pittura, abbandona la vita borghese per i circoli culturali e pubblica opere per il teatro, libri di poesia ottenendo nel 1932 il prestigioso premio Heinrich von Kleist. Ma la vita già instabile e piena di avventure personali di Else subisce una terribile tragedia con la morte del figlio nel 1927. Da lì la sua biografia, descritta con maestria dal regista israeliano Amos Gitai (1989), è un lungo sentiero tortuoso. Con l’ascesa del nazismo fugge in Svizzera, visita due volte la Palestina mandataria e nel 1939 rimane a Gerusalemme, sola, strana e straniera, né sionista, né pioniera, un’artista d’avanguardia tradita dallo spirito di libertà elogiato a Berlino e da un’anima che cercava disperatamente l’inesistente “Jussuf, il principe di Tebe”, il nome d’arte con cui usava firmare i suoi lavori. Morirà a Gerusalemme nel 1945

Io ho a casa un pianoforte azzurro,

eppure non conosco nessuna nota.

Se ne sta nell’oscurità della cantina

da quando il mondo s’è abbruttito.

Lo suonano le stelle a quattro mani,

la signora luna canta nella barca,

e allora ballano i topi nello strepitio.

La tastiera è spezzata…

o piango la morte azzurra.

Oh, caro angelo, aprimi,

o ho mangiato il pane amaro,

a me che ho ben vissuto sulla porta del cielo

anche contro il divieto.


Else Lasker-Schüler, Poesie, Acquaviva, 2004
Traduzione di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo


Sarah Kaminski, Università di Torino