ORIZZONTI I passi da seguire per battere Daesh
Giornalisti che sono stati sul campo, docenti universitari, esperti di economia e criminalità, analisti e operatori delle forze di polizia. Sono le persone che la società di ricerca Swg ha interpellato per avere un quadro chiaro sulla minaccia di Daesh e sul suo intreccio con la criminalità organizzata. Attraverso i cosiddetti decision maker Swg ha potuto infatti redarre una sintesi delle diverse analisi emerse e portare alla luce i principali obiettivi da tenere presente per colpire i fondamentalisti islamici di Daesh.
COORDINAMENTO INTERNAZIONALE DELLE AZIONI TRA GLI STATI
“Da’esh e terrorismo internazionale sono fenomeni globali che vanno affrontati a livello globale” spiegano gli esperti e per questo il coordinamento delle intelligence, ma anche delle azioni giuridiche, è fondamentale. “Vanno superate le disparità organizzative e di ordinamento che oggi limitano le possibilità di cooperazione e l’efficacia delle azioni investigative e giudiziarie”. Una delle proposte fatta in Europa, e sinora inattuata, era la creazione di una forza di sicurezza condivisa dai diversi paesi.
TRASPARENZA TRA GLI OPERATORI ECONOMICI
“Aumentare trasparenza e tracciabilità delle attività finanziarie, soprattutto a livello internazionale, è una priorità per intervenire efficacemente contro tutte le forme di criminalità”, l’appello degli esperti del settore che guardano al terrorismo islamico ma anche alla criminalità organizzata e alle diverse mafie che operano a livello globale.
SOSTEGNO ALLA DEMOCRATIZZAZIONE DEI PAESI ARABI
Public democracy, capacity building, sostegno internazionale alle realtà arabe contrarie al terrorismo, aiuti alle migliaia di persone sfruttate dai movimenti terroristici. Tutte soluzioni per avere un appoggio delle popolazioni presenti sul territorio.
INTERVENTI MILITARI MIRATI CONTRO DAESH
Il Da’esh, evidenziano gli analisti, gestisce in maniera diretta tutti gli asset economici presenti nei territori controllati. Ciò rende necessaria anche una azione militare per colpire fisicamente le strutture economiche produttive. A riguardo, a fine aprile, sono intervenuti i funzionari dell’antiterrorismo americano secondo cui lo Stato Islamico starebbe affrontando una crisi di liquidità nei suoi territori senza precedenti, a causa di mesi di attacchi alle sue strutture petrolifere e alle istituzioni finanziarie che ne stanno intaccando sempre di più la capacità di pagare i suoi combattenti e portare avanti le operazioni di guerra. Oltre alla questione finanziaria, spiegano i decision makers, Daesh si propone come uno Stato che rappresenta la patria di tutti i jihadisti, per la quale combattere. È quindi fondamentale fare in modo che questo elemento motivazionale cada definitivamente.
ELEVATO PRESIDIO DELLE REALTÀ TERRITORIALI A MAGGIORE RISCHIO
“Il reclutamento dei foreign fighters molto spesso avviene nel sottobosco della piccola criminalità e nelle sacche di disagio delle periferie. È fondamentale responsabilità di ogni singolo Stato un presidio, sociale, culturale e investigativo di questi territori. Fondamentale è la capacità di infiltrazione tra home grown terrorist e foreign fighter se la collaborazione con le comunità islamiche locali, ma anche il monitoraggio di quanto avviene nelle carceri, veri e propri centri di reclutamento dello jihadismo”. I punti elencati dagli esperti interpellati da Swg e dal direttore di ricerca della società Riccardo Grassi (nell’immagine). Il problema, sottolineava il Guardian in un articolo legato agli attentati di Bruxelles, è la mancanza di informazioni chiare sulla rete europea dei jihadisti e per queste le diverse collaborazioni sul fronte della sicurezza risultano essenziali.
Pagine Ebraiche, maggio 2016