ORIZZONTI Terrorismo e criminalità organizzata, incontri e scontri tra i due mondi

daesh 2Dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles molti esperti israeliani hanno suggerito all’Europa di dare una stretta alle libertà individuali per tutelare la sicurezza dei propri cittadini ma diversi opinionisti hanno ribadito che le prime sono una conquista irrinunciabile per gli europei. “Ma su questo punto – spiega Riccardo Grassi della società di ricerche Swg – i commentatori sono d’accordo nel dire che c’è un’aporia interna alle democrazie del Vecchio Continente. Perché da una parte si ribadisce che le libertà vanno mantenute, con le opportunità che ne conseguono, dall’altra sono libertà che non valgono per tutti. Non per chi arriva come profugo. In questo caso si alzano muri”. “Il problema è che si risponde sulla base dell’emotività a queste problematiche (l’emergenza profughi e la preoccupazione di infiltrazioni terroristiche) in Italia come in Europa. Lo sottolineano gli esperti che abbiamo contattato per la nostra ricerca sulla percezione della pericolosità di Daesh e della mafia e sui loro metodi di finanziamento. Quello di cui c’è invece bisogno sono processi di scelta più strutturati. Siamo in un momento – continua Grassi – di sfiducia generalizzata nelle istituzioni, in cui il patto sociale si sta indebolendo e con il consolidarsi di ansie e paure irrazionali”. E qui si inseriscono quei fenomeni politici che parlano alla pancia delle persone “ma che nei fatti non hanno proposte concrete o efficaci”. Situazioni confuse da cui emerge una società sfibrata e che ripone poca fiducia nelle scelte dei propri rappresentati politici. Eppure sul contrasto al terrorismo per esempio in Italia, sottolineano i decision maker interpellati da Swg, si è fatto molto. Come analizzare uno dei punti nodali che permettono ai terroristi di Daesh di operare: il metodo con cui si finanziano. In questo caso, spiega la ricerca di Swg, è necessario tenere distinte le fonti di finanziamento dello Stato Da’esh (che, secondo le stime dell’IHS Jane’s, per l’80% provengono dal sistema di confisca e tassazione nei territori occupati e dalla vendita di petrolio), da quelle dei foreign fighters e delle cellule locali, tra le cui fonti di approvvigionamento assumono un ruolo importante le attività tipiche della microcriminalità a livello locale”. In queste doppio snodo dei finanziamenti vi è un incontro-scontro tra Daesh e le mafie. “Non c’è un’alleanza sistemica – sottolinea Grassi – ma nei fatti poi vi sono relazioni commerciali nel corso della filiera criminale. D’altra parte su scala locale c’è uno scontro tra le due realtà perché “entrambe si fondano sulla microcriminalità. Il presidio criminoso delle mafie sul territorio in Italia entra così in conflitto con il tentativo degli affiliati di Daesh di inserirsi nel giro economico della malavita di strada”. In ogni caso sul fronte del terrorismo i piccoli criminali sono da tenere sotto osservazione, sottolineano gli esperti, come dimostrano i responsabili degli attacchi di Bruxelles e di Parigi, tutti con problemi penali precedenti.

Pagine Ebraiche, maggio 2016