barbari…
Trovare un nemico non dà più onore, come diceva qualcuno, ma a volte può essere una buona soluzione per sospendere ogni azione, ogni responsabilità, ogni visione che non sia una visione di mera conservazione.
Il barbaro, scriveva Kavafis nel 1908, è sempre una grande soluzione.
E se non c’è un barbaro a disposizione, il prossimo a me più prossimo potrà sempre diventarlo all’occasione.
“Che cosa aspettiamo così riuniti nella piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato? Perché i Senatori restano senza legiferare?
È che i barbari arrivano oggi. Che leggi voterebbero i Senatori? Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
Perché il nostro Imperatore, levatosi sin dall’aurora, siede su un baldacchino alle porte della città, solenne e con la corona in testa?
È che i Barbari arrivano oggi. L’Imperatore si appresta a ricevere il loro capo. Egli ha perfino fatto preparare una pergamena che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata? Perché si adornano di braccialetti d’ametista e di anelli scintillanti di brillanti? Perché portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?
È che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
È che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.
E perché, all’improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento? Come sono divenuti gravi i volti! Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta e perché rientrano tutti a casa con un’aria così triste?
È che è scesa la notte e i Barbari non arrivano. E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari… E ora, che sarà di noi senza Barbari? Loro erano comunque una soluzione”.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(17 giugno 2016)