Il disertore che svela i tunnel del terrore

tunnelIsraele mette a segno un altro colpo nella battaglia contro i tunnel di Hamas. Un alto ufficiale delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam, l’unità di élite di Hamas, ha disertato e si è consegnato all’esercito israeliano. E ha portato con sé un computer con le mappe delle gallerie che attraversano tutta la Striscia e sbucano in territorio nemico.
La notizia è stata fatta filtrare da siti Web vicini ad Al-Fatah, il partito rivale palestinese cacciato da Gaza dal colpo di mano di Hamas nel 2007. Israele non ha commentato né smentito. Secondo la tv israeliana Channel 2, Baraka era incaricato dell’addestramento dei commandos che in caso di guerra dovrebbero colpire attraverso i tunnel.
Baraka è figlio di un importante giudice religioso di Khan Younis, nel Sud della Striscia. Ha detto ai famigliari che andava a fare una camminata. Invece si è diretto verso il confine e si è consegnato a due soldati che lo stavano aspettando. Due settimane fa l’esercito aveva rivelato che i combattenti di Hamas potevano «attraversare tutta la Striscia» muovendosi sotto terra.
Una delle priorità strategiche delle forze armate israeliane (Idf) è distruggere questa rete sotterranea. Israele ha sviluppato una tecnica segreta, probabilmente basata su microsismi indotti per individuare i tunnel. Lo scorso 18 aprile ha permesso di scoprire una galleria a 30 metri di profondità che sbucava a Nord della Striscia.
Ma l’Idf lavora anche per ottenere informazioni dagli uomini di Hamas. Negli ultimi mesi ha catturato due miliziani. L’ultimo, un diciassettenne, ha fornito «informazioni utili» sulle attività del gruppo nei tunnel, le tecniche usate per scavarli, i percorsi di emergenza, i pozzi di accesso e uscita. Dalle informazioni ricavate risulta che Hamas sta usando misure precauzionali rigidissime. Gli operai devono per esempio fare la doccia e cambiarsi quando escono dalla gallerie, per non essere individuati da spie o droni.
Hamas avrebbe ottocento lavoratori, impiegati 24 ore al giorno su turni di sei ore. Gli investimenti sono stimati in decine di milioni di dollari all’anno. Israele ha speso invece in due anni 250 milioni di dollari per le contromisure.

Giordano Stabile, La Stampa, 16 giugno 2016