Il cuore intelligente
Come sta Milan Kundera? C’è qualcuno, qui, che lo sa? O che conosce qualcuno che conosce qualcuno che conosce qualcun altro che conosce qualcuno che lo sa? Come sta Milan Kundera? Il suo ultimo romanzo pubblicato è del 2014, La festa dell’insignificanza. Ha ottantasette anni. Non scrive più? Non vuole, non può?
Provo affetto, riconoscenza e simpatia per lui più che per molti parenti o amici. Sarei addolorato se stesse male. Quasi ogni estate rileggo Lo scherzo, è diventata una tradizione; poi sbircio Il valzer degli addii, e sfoglio anche qualche altra sua pagina (la mensola Kundera è fra le poche che tengo in ordine). So che a molti non piace, forse la sua intelligenza sottile irrita. Su di me invece Milan agisce come un cacciavite: mi ripara.
Così, quando mi è capitato in mano un libro non nuovo ma ancora non letto di uno dei miei autori più cari, Alain Finkielkraut, e ho visto che il primo dei nove saggi è dedicato appunto a Lo scherzo, mi sono subito sentito un poco meglio. Un cuore intelligente è uscito per Adelphi nel 2011 e ha per sottotitolo ‘letture’. Sono lunghe passeggiate fra le pagine, fra le righe nere e quelle bianche di nove romanzi. Ma non solo. Ogni saggio è occasione di approfondimento per il giornalista e scrittore parigino; la conoscenza della storia, della politica, dell’antropologia e della filosofia che sostengono le trame e i personaggi dei romanzi permettono a Finkielkraut una visione d’assieme che è forse anche superiore allo stesso autore del singolo romanzo. Insieme al capolavoro umoristico di Kundera troverete Vasilij Grossman (Tutto Scorre), Sebastian Haffner (Storia di un Tedesco), Albert Camus (Il Primo Uomo), Philip Roth (La Macchia Umana), Joseph Conrad (Lord Jim), Fëdor Dostoevskij (Ricordi del Sottosuolo), Henry James (Washington Square) e Karen Blixen (Il Pranzo di Babette). Se in questa lista trovate uno o più titoli che avete letto, leggere cosa ne cava fuori Alain Finkielkraut vi farà sentire appagati e vergognosi: i collegamenti sono originali e vertiginosi, eppure – quando li vediamo anche noi per suo tramite – così meravigliosamente evidenti!
Qualcuno forse avrà notato che solo Roth e Kundera sono viventi, ma secondo me lo sono tutti. Penso questa banalità e credo di comprendere perché detesto mio suocero e adoro Kundera. La leggerezza acuminata di Kundera, penso, farebbe di A. un personaggio memorabile. La sua inconsapevole stupidità, la sua involontaria pervicace malignità sarebbero fonte di comici scontri se fossi in un romanzo con lui, a rappresentare l’altrettanto stupido esemplare di intellettuale critico e perdente che sono, o di indulgenti sorrisi se fossi il lettore del loro romanzo. “Della letteratura non abbiamo bisogno per imparare a leggere – scrive Finkielkraut – Ne abbiamo bisogno per sottrarre il mondo reale alle letture sommarie”. Come a dire: guarda meglio, leggi chi ti sta attorno, trasforma te stesso e chi detesti in un personaggio. Comprenderai la sua e la tua irrilevanza e per un poco ti e gli vorrai bene; beh insomma, quasi. Non conquisterai per sempre il cuore intelligente, la “perspicacia affettiva” che la parola letteraria afferra quando sospende e trasforma la realtà in apparenza e viceversa, ma saprai che esiste e potrai ballare – o almeno muovere sorridendo qualche passo – alla Festa dell’Insignificanza che si chiama vita.
Valerio Fiandra
(23 giugno 2016)