Nell’Ue, Israele perde un alleato L’effetto Brexit su Gerusalemme
Dal punto di vista economico, Israele non teme la Brexit. A confermarlo, un documento del ministero dell’Economia israeliano secondo cui l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea potrebbe anzi favorire le esportazioni israeliane sia nel mercato europeo sia Oltremanica. La questione Brexit ha invece rilevanza sul fronte politico: con l’uscita di scena di Londra dall’Ue, Israele perde un prezioso sostegno a Bruxelles e questo potrebbe portare a ulteriori pressioni da parte dell’Europa nei confronti dello Stato ebraico (ultimi esempi, la questione dell’etichettature dei prodotti provenienti dai Territori e l’appoggio alla Conferenza di pace promossa dalla Francia, avversata da Gerusalemme).
Rispetto al peso politico della Gran Bretagna a sostegno di Israele, è stato lo stesso Primo ministro britannico David Cameron, ora dimissionario, a rivendicarne l’importanza. In un incontro con i leader della Comunità ebraica d’Oltremanica per sostenere il “remain” (il rimanere del Paese nell’Ue), Cameron si è rivolto al mondo ebraico chiedendo, “volete una Gran Bretagna – la più grande amica d’Israele – che si oppone al boicottaggio, che si oppone alle campagne per il disinvestimento e le sanzioni, o ci volete fuori dalla stanza (di controllo), senza il potere di potere influenzare le discussioni che vengono prese (a Bruxelles, ndr)?”. Un pensiero che secondo Barak Ravid, giornalista di Haaretz esperto di diplomazia internazionale, esplicita quello della diplomazia israeliana. “Senza i britannici – ha spiegato un funzionario israeliano a Ravid – la voce di quei paesi più vicini alla causa palestinese, come Malta, l’Irlanda, la Svezia e la Slovenia diventeranno più dominanti”. Il pericolo è che l’Unione europea si schiacci su queste posizioni e, in un momento di divisione come quello che sta vivendo ora l’Europa, trovi nel conflitto israelopalestinese un argomento su cui unirsi.
In ogni caso, il ministero dell’Economia ha istituito un osservatorio permanente per monitorare gli effetti sul mercato finanziario di Brexit. Sintomo che anche per Israele la situazione è delicata ma non necessariamente svantaggiosa. Anzi. Secondo il ministero dell’Economia, l’uscita britannica potrebbe aumentare le esportazioni israeliane, come si diceva, sia verso l’Ue (che costituisce il maggior partner commerciale d’Israele e rappresenta il 30 per cento delle esportazioni) sia verso la Gran Bretagna. In particolare i beni che potrebbero vedere incrementati gli ordini, sono i prodotti farmaceutici (in questo settore, il 40 per cento delle importazioni britanniche proviene da Israele), macchinari e apparecchiature elettroniche, apparecchiature ottiche.
d.r.
(Nell’immagine, il recente incontro a Buckingham Palace tra la regina Elisabetta e l’ambasciatore d’Israele in Gran Bretagna Mark Regev)