Identità, scuola, sicurezza
L’agenda del presidente
Uniti per la libertà e la democrazia. Questo il titolo sotto cui l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, approfondisce la nomina di Noemi Di Segni, nuovo presidente UCEI, partendo da alcuni principi enunciati nei suoi primi interventi e nelle sue prime interviste.
“Assessore al Bilancio nel passato quadriennio, la nuova presidente UCEI si era presentata al voto in qualità di capolista del gruppo Benè Binah, ponendosi in sostanziale continuità con una linea moderata” spiega il giornale vaticano ai propri lettori.
“Tutti ci rendiamo conto di quanto sia urgente affrontare il tema dell’identità ebraica, da maturare e rafforzare in tutte le fasi evolutive. Con la formazione religiosa, con la scuola e con la socializzazione. Con l’ascolto dei giovani e con l’attenzione a coinvolgerli nelle scelte rendendoli capaci di rapportarsi con un mondo sempre più complesso e pieno di sfide. Trasmettiamo loro fiducia tenendoli per mano o a volte facendoci anche guidare da loro” ha affermato Di Segni rivolgendosi al Consiglio UCEI. Parole che, scrive l’Osservatore Romano, “riflettono anche il pensiero espresso su Pagine ebraiche di maggio, in cui ha sottolineato l’importanza di ‘rimarcare il contributo valoriale che l’ebraismo italiano offre e condivide con la società esterna’ e, sul fronte interno, sottolineando che la sfida è quella del reciproco rispetto e della capacità di ascolto”.
Anche su Avvenire, quotidiano della Cei, forte evidenza ai concetti espressi da Di Segni nel suo intervento sul giornale dell’ebraismo italiano. “L’elezione di Noemi Di Segni – scrive inoltre Avvenire – è avvenuta nella prima riunione del nuovo Consiglio, che si è ritrovato dopo le consultazioni elettorali svoltesi nelle Comunità di Roma, Milano, Firenze, Livorno e Trieste lo scorso 19 giugno. Numerosi i messaggi di congratulazioni e buon lavoro anche da rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini”.
“Elie Wiesel è stato un difensore dei diritti di Israele senza se e senza ma. È stato autore di romanzi splendidi, tra i quali l’indimenticabile La notte, ha girato il mondo per parlare della Shoah, ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1982, è stato il protagonista di mille battaglie per la giustizia, ma la sua vita era per Israele”. Così Antonio Donno, studioso e collaboratore di Pagine Ebraiche, ricorda sul Foglio la figura del grande Testimone, intellettuale e scrittore scomparso sabato sera all’età di 87 anni.
Una testimonianza molto personale di Furio Colombo, che di Wiesel è stato grande amico, appare invece sul Fatto Quotidiano. “Elie – scrive Colombo – era un uomo intenso nel parlare, insegnare, scrivere, ma vivace nel rapporto sociale, agile e pronto nel guidare un gruppo nello stesso modo in cui si muoveva fisicamente, con l’eleganza delle persone sottili che sembrano alte”.
La polizia israeliano starebbe investigando su fondi che potrebbero risultare illegali da donatori stranieri al premier Benjamin Netanyahu. L’inchiesta, scrive l’Ansa, riguarderebbe cifre ricevute da quando il leader del Likud è tornato al potere nel 2009. E non si limiterebbe a Israele, ma avrebbe diramazioni internazionali.
Sempre a proposito di Netanyahu, il Quotidiano Nazionale pubblica oggi una fotonotizia del suo intervento alla cerimonia organizzata nel 40esimo anniversario del Raid di Entebbe in cui perse la vita il fratello Yoni.
Intervistato dal Quotidiano Nazionale, l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici dice: “L’Islam italiano deve uscire dall’ambiguità e prendere con chiarezza le distanze dal terrore globale, ma purtroppo è difficile trovare interlocutori attendibili”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(5 Luglio 2016)