Brexit, intolleranti allo scoperto

CmGNIvoXIAA7GTb (2) Nel Regno Unito si guarda con preoccupazione agli effetti di Brexit, ovvero all’uscita dall’Unione europea sancita dagli elettori britannici attraverso il referendum del 23 giugno scorso. A tenere banco, la situazione economica e i tempi di assestamento dopo la reazione negativa dei mercati. Ma cresce anche un altro timore, fondato su una percezione diffusa: che il fenomeno Brexit abbia in qualche modo sdoganato Oltremanica l’estremismo e l’intolleranza. Un problema – confermato dai dati in crescita di denunce di episodi di incitamento all’odio diffusi dalle forze dell’ordine – che riguarda in particolare le minoranze, nel mirino di una politica fortemente nazionalista e anti immigrazione. Sebbene l’osservatorio del Community Security Trust, un’organizzazione ebraica che lavora con la polizia al fine di garantire la sicurezza della Comunità, non abbia rilevato un aumento in particolare dei fenomeni di antisemitismo, rimane comunque alta l’allerta.
Secondo quanto riportato dai vertici della Polizia nazionale, sono 331 le denunce di crimini d’odio arrivate alla polizia nella prima settimana dopo il voto di Brexit, mentre nelle settimane precedenti la media era di 63. Tra gli episodi segnalati, hanno avuto particolare rilievo le notizie di un americano insultato da alcuni adolescenti su un autobus di Manchester, quella di una giornalista di origine indiana vittima di epiteti razzisti nella sua città natale nell’Hampshire, e quella di alcuni graffiti comparsi su un centro comunitario polacco. In proposito si è espresso anche il primo ministro dimissionario e anti Brexit David Cameron, il quale ha sottolineato come a essere presi di mira siano proprio i “membri di minoranze etniche” e che “crimini d’odio e attacchi di questo tipo devono essere fermati”. Per quanto riguarda casi più specificamente di antisemitismo, né il CST né altri osservatori hanno registrato una crescita post Brexit, ma il direttore della comunicazione dell’organizzazione Mark Gardner ha dichiarato che la questione ha destato preoccupazione e non è stata presa sotto gamba. “Il razzismo che si è diffuso sulla scia del referendum è basato sul principio del ‘riprendiamoci il nostro paese’ – ha osservato – e quando questo è il modo di pensare, è molto facile che anche gli ebrei siano etichettati come ‘altro’, come non autenticamente britannici”. In questo contesto si inscrive anche la crescita nel numero di domande di cittadinanza tedesca da parte di ebrei discendenti di rifugiati in Gran Bretagna in fuga dalle persecuzioni naziste, a sua volta parte di un generale tentativo di molti cittadini britannici di ottenere un secondo passaporto, che sia di uno Stato membro dell’Unione europea. A riportarlo è stato il quotidiano Independent, che ha rilevato come nella scorsa settimane siano pervenute all’ambasciata tedesca di Londra diverse decine di richieste, mentre normalmente ne arrivano due o tre all’anno. A rendere possibile un ritorno degli ebrei inglesi in Germania è una legge che permette a tutti gli ex cittadini tedeschi perseguitati per ragioni politiche, razziali o religiose dai nazisti tra il 1933 e il 1945 di reintegrare la loro cittadinanza.
Per tutti questi motivi, il sindaco di Londra Sadiq Khan ha allertato la polizia di Scotland Yard affinché alzi il livello di vigilanza nei confronti dei crimini d’odio di stampo razzista “perpetrati da chi potrebbe usare il referendum come maschera di un tentativo di dividerci”, e ha affermato di prendere con serietà “la mia responsabilità di difendere il fantastico mix di diversità e tolleranza che contraddistingue Londra”. Un appello ribadito anche nel corso dell’Iftar interreligioso e multietnico svoltosi al Lambeth Palace, la residenza ufficiale londinese dell’Arcivescovo di Canterbury, a cui ha partecipato il rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis. “Abbiamo molto più in comune di quanto ci divida – ha detto ai cento giovani riunitisi per l’evento – e cioè la nostra apertura e la nostra diversità, ed è questo che mi rende fiero di essere vostro sindaco”. L’evento ha avuto grande risonanza in tutto il paese, dal momento che il selfie scattato dai tre leader insieme ai ragazzi ha fatto il giro del web, diventando virale dopo essere stato ritwittato da alcuni personaggi celebri, tra cui oltre allo stesso Khan anche l’attore Ashton Kutcher e la scrittrice J.K. Rowling, la quale ha definito la foto un motivo di speranza. “Volevamo essere notati e volevamo che il nostro messaggio fosse interiorizzato”, ha sottolineato il rav Mirvis. “Ma questa dovrebbe essere la norma, e non l’eccezione”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(6 luglio 2016)