Comunità e identità
“Tutelare e proteggere le differenti tradizioni delle comunità ebraiche italiane”. Questo è uno degli obiettivi che si è proposta la neopresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi di Segni appena è stata eletta, e che trovo particolarmente significativo e lodevole.
Non sempre viene sottolineata e valorizzata a dovere la peculiarità del panorama ebraico italiano, anche a causa della demografia, vi sono minhagim che scompaiono, costumi che vengono dimenticati, e siddurim di altre comunità che prendono il posto di quelli autoctoni. Anche da parte del mondo esterno si tende ad operare una sorta di reductio ad unum per semplificare la complessità e la ricchezza dell’universo ebraico. L’ebraismo orientale, comunque meraviglioso, con le sue musiche e la sua cultura prevale nella conoscenza collettività su ciò che era l’universo ebraico italiano, iberico, levantino, o maghrebino; e anch’esso con il proprio revival, subisce una banalizzazione e una spettacolarizzazione, che è in antitesi con la verità storica, simile piuttosto a ciò che Eric Hobsbawm chiamava “invenzione della tradizione”. Purtroppo quando i numeri diventano irrisori e si fanno più rare le “sentinelle” che preservano la memoria, una cultura per sopravvivere deve necessariamente uniformarsi a qualcos’altro e perdere del suo. L’ebraismo in gran parte è riuscito a contrastare questo destino, ma nuove sfide attendono all’orizzonte…
Francesco Moises Bassano
(8 luglio 2016)