Il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo
Tunisi onora gli eroi del mondo

tunisi giardino dei giustiGabriele Nissim,  presidente dell’associazione Gariwo, l’aveva annunciato con orgoglio dal Monte Stella di Milano lo scorso 8 marzo: “anche Tunisi avrà il suo Giardino dei Giusti e sarà il primo Paese arabo ad averne uno”. Ora il giorno dell’inaugurazione, di un progetto che ha visto in prima fila il ministero degli Esteri italiano, si avvicina: il 15 luglio infatti, all’interno dell’ambasciata italiana a Tunisi, verrà inaugurato il Giardino che onora gli uomini e le donne che nel mondo hanno combattuto e combattono per la libertà, la democrazia, i diritti umani. Al fianco di Nissim, il premio Nobel per la Pace 2015 Abdessatar Ben Moussa e l’ambasciatore Raimondo De Cardona pianteranno i primi cinque alberi in memoria di altrettanti giusti arabi e musulmani che con il loro coraggio hanno segnato la storia moderna. Un segnale molto forte, ha spiegato in un recente articolo Nissim, sottolineando l’importanza della scelta della Tunisia, “Paese in prima fila nella resistenza al fondamentalismo”. Nonostante le minacce, infatti, la Tunisia “non solo ha scelto la democrazia come argine al terrorismo, ma è stata capace – afferma il presidente di Gariwo – di costruire delle istituzioni laiche, separando la politica dalla religione”. “È essenziale e doveroso coltivare la ‘memoria del bene’ – ha dichiarato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a proposito del progetto dei Giardino dei Giusti a Tunisi – e ricordare chi, a scapito della propria incolumità e della propria vita, ha salvato i perseguitati del nostro recente passato ma allo stesso tempo l’esempio dei Giusti ci responsabilizza e ci chiama ad agire il bene possibile nei nostri giorni”. E così saranno ricordati con un albero nell’ambasciata di Tunisi, Mohamed Naceur ben Abdesslem, la guida tunisina che l’8 marzo 2015 riuscì a portare in salvo decine di turisti dal Museo del Bardo, dove poco prima aveva fatto irruzione un gruppo di terroristi (9 persone rimarranno vittime dell’attentato); Khaled al-Asaad, l’archeologo che ha pagato con la vita il suo desiderio di difendere la cultura siriana (e i suoi tesori) dall’oscurantismo degli integralisti islamici di Daesh; Tarek el-Tayeb Mohamed Bouazizi, il giovane che nel dicembre 2010, esasperato dai soprusi, si darà fuoco in Tunisia per protestare contro l’oppressione delle autorità, dando il via alla Rivoluzione dei gelsomini e alle primavere del mondo arabo. Un albero sarà piantato anche per Faraaz Hussein, il giovane che lo scorso Primo luglio a Dacca ha dato un esempio ai jihadisti di Daesh, scegliendo di rimanere al fianco delle sue amiche, di morire con loro nonostante i terroristi gli avessero concesso di andare via, dimostrando ai fanatici che l’odio e il fondamentalismo non possono rompere un’amicizia.
Nel Giardino dei Giusti di Tunisi troverà posto anche chi proprio nella Capitale tunisina dimostrò il proprio coraggio: Khaled Abdul Wahab, imprenditore che vedrà il suo Paese occupato dai nazisti nel 1942 e, scoprendo i loro piani di perseguitare gli ebrei, darà rifugio Jakob Boukris – un ricco produttore di elettrodomestici -, la sua famiglia e altri ebrei nel frantoio della sua fattoria, a Mahdia.
“In un tempo segnato da conflitti e divisioni, – si legge nel comunicato – a pochi giorni dagli attentati a Istanbul, Baghdad, Dacca, la creazione di questo Giardino è un esempio concreto di dialogo e collaborazione con il mondo arabo e musulmano, per superare le paure che oggi ci attanagliano e costruire un fronte comune contro i nazionalismi e il fanatismo di ogni fondamentalismo.

Daniel Reichel

(8 luglio 2016)