…missione
Cresce il numero di eroici combattenti a parole che al bar, sugli autobus, nei negozi o per strada usano espressioni guerresche, pur attutite dalla forma condizionale dubitativa. Io li ucciderei tutti con il kalashnikov, bisognerebbe sterminarli, ci vorrebbe una bella bomba atomica… Chi sono i destinatari di queste amorevoli attenzioni? Dipende: a volte sono gli immigrati, altre volte più genericamente gli islamici, in certi siti piuttosto aggressivi della facebook ebraica sono tutti palestinesi (il che ci pone nella scomoda posizione di avere dei piccoli Ahmadinejad a casa nostra). In tutti questi casi si tratta di espressioni del tutto ingiustificate di una volontà di violenza espressa sì a parole, ma che in alcuni casi si materializza nelle forme tragiche e allo stesso tempo comiche che sono proprie del carattere italico. Il bellimbusto fascisteggiante che ha ammazzato di botte un profugo nigeriano a Fermo, ha prima espresso a voce la sua violenza razzista, poi l’ha messa in pratica, e infine – dal carcere – si è scusato dicendo che non pensava veramente di dire e fare quello che ha fatto. È un episodio penoso e allarmante, che ci deve spingere a un’azione prima di tutto culturale, di cui bisogna farsi carico a livello personale.
L’uso della violenza nell’azione politica è un fenomeno che va combattuto con forza, identificando senza timore la sua origine e annichilendola con gli strumenti che solo uno Stato possiede: il diritto e la coercizione. Se oggi la violenza politica è esercitata con attentati, rapimenti e assalti all’arma bianca nel nome di un fondamentalismo islamico che interpreta la morte come igiene del mondo, lo Stato dovrà agire senza remore identificando in quelle teorie e nei movimenti che le diffondono il nemico da combattere, agendo con la dovuta decisione e naturalmente, se necessario, con la violenza. Quando lo Stato mostra titubanza e sembra incapace di arginare la violenza, si genera una diffusione di malessere che fra i più deboli si esprime nelle colorite espressioni guerrafondaie di cui ho detto: bisognerebbe ammazzarli tutti, ecc. ecc.
Da parte nostra, voglio dire di quei normali cittadini che sono convinti che le regole della dialettica democratica sono al momento il modo migliore per costruire una società civile degna di questo nome, il vero strumento a disposizione è quello di evitare di tacere. Spiegare al panettiere che vorrebbe sterminare tutti gli islamici che no, non è così che si risolvono i problemi, che ci sono islamici e islamici, e che la parola sterminio dovrebbe farci pensare a chi l’ha utilizzata veramente e a quanta devastazione ha portato nel mondo. Rispondere allo stupido che posta sui commenti di Facebook richiami all’uso del gas, facendogli notare che questo strumento è stato usato contro i suoi nonni, e che lui può scrivere stupidaggini sulla rete proprio perché chi usava il gas ha – per fortuna – perso la guerra. La missione è quella di non tacere, di non lasciare che si diffonda una violenza verbale che alla lunga può portare a un imbarbarimento della società in cui viviamo.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(8 luglio 2016)