I nuovi giudici della Suprema corte rabbinica

Schermata 2016-07-13 alle 15.06.03Dopo nove anni di impasse e lotte interne, la Corte suprema rabbinica d’Israele si è ricostituita la scorsa notte in tutti i suoi effettivi. La commissione preposta per la nomina ha scelto ieri sera, dopo lunghissime trattative e veti, nove giudici (dayanim) che andranno a comporre il tribunale, che rappresenta l’ultimo grado di giudizio per questioni inerenti la normativa ebraica (tra cui matrimoni, divorzi, conversioni). Di questi nove eletti, tre fanno direttamente riferimento all’area del cosiddetto sionismo religioso, sei al mondo haredi (tre per i sefarditi di Shas e tre per gli ashkenaziti di United Torah). Continua dunque una preminenza all’interno della Corte della voce dei haredim seppur il ministro della Giustizia Ayelet Shaked, del partito HaBayt HaYehudi che rappresenta la destra nazional religiosa, abbia definito le nomine un segno storico per “la Corte suprema rabbinica” grazie all’ingresso dei tre nuovi giudici del mondo sionista religioso. “Per lo Stato d’Israele è un obiettivo raggiunto, per tutti i cittadini israeliani. I giudici nominati sono eccellenti e porteranno avanti le corti rabbiniche. Ringrazio tutti i membri della commissione (di cui Shaked faceva parte) per il loro immenso impegno”. I rabbini che siederanno nella Corte sono: Elmaliach Yitzhak, Hisrik Eliyahu Raphael, Zamir Yaakov, Aharon Katz, Luz-Illouz Zion, Nahari Maimon, Amos Michael, Avraham Schindler e Rabbi Shlomo Shapira.
Secondo i media israeliani, il dibattito più acceso tra Shaked e i rappresentanti haredi era sulla candidatura di un dayan di Tzohar, organizzazione ortodossa più volte critica nei confronti del Rabbinato centrale d’Israele. L’accordo tra le parti – oltre a Shaked per HaBayt HaYehudi, erano presenti in commissione i rappresentanti haredi, il viceministro della Difesa il rabbino Eli Ben-Dahan e il parlamentare dell’Unione Sionista Revital Swid – è arrivato dopo la decisione del ministero dell’Economia di acconsentire di aggiungere tre nomine e allargare a nove i nomi dei nuovi eletti. Se per Shaked, l’accordo costituisce un successo, non tutte le anime del sionismo religioso sono d’accordo, tra cui il sito “srugim”, secondo cui i haredim continuano ad avere la maggioranza, per cui continueranno a controllare l’indirizzo della Corte. HaBayt HaYehudi, afferma il sito, avrebbe quindi fallito nel suo proposito di influenzare e orientare su posizioni diverse il mondo dei tribunali rabbinici israeliani. Queste ultime hanno un grande peso (e sono controllate dal Rabbinato centrale) perché – in un paese che prevede solo il matrimonio confessionale seppur riconosca quelli celebrati civilmente all’estero – decidono in materia di matrimoni, di divorzi e di conversioni (ghiurim in ebraico). Secondo i critici, le posizioni del Gran rabbinato sono troppo rigide, come nell’ultimo caso in cui è rimasto coinvolto un noto rabbino americano, rav Haskel Lookstein (della corrente modern orthodox). Il tribunale rabbinico di Petah Tikvah ha infatti dichiarato di non riconoscere la conversione di una donna che aveva seguito l’iter sotto la guida del rav. Un rifiuto arrivato poche settimane fa e che ha scatenato un grande dibattito nel mondo religioso israeliano e americano. Per la Corte di Petah Tikavah il fatto che rav Lookstein non sia nella lista dei rabbini riconosciuti dal Rabbinato centrale per fare le conversione, automaticamente invalida i suoi ghiurim: stando così le cose, la donna rimasta impigliata in questa situazione, dovrebbe ripetere la conversione in Israele.

d.r.

(13 luglio 2016)