Shir Shishi – Tu dormi

kaminskiSi parla molto in questi ultimi mesi del fenomeno “Mizrahi”, il risveglio dei figli e dei nipoti di coloro che sono arrivati in Israele con le grandi immigrazioni, forzate dai paesi arabi, dall’Iraq e dal Libano fino al Maghreb. In questa rubrica abbiamo già citato tre grandi esponenti antichi e moderni dello spirito d’oriente che non ha nulla da vergognarsi davanti ai sionisti ashkenaziti. Ancora negli anni Ottanta mia nonna, arrivata lei stessa in Israele come profuga, li chiamava “schwarze”, i neri. Un pessimo epiteto, però allora tutti i rifugiati, di tutte le etnie ebraiche, coltivavano uno senso antropologico di ghettizzazione obsoleta. Per dire quanto lontano siamo arrivati dai tempi di Yehudah Halevi fino a Erez Biton, ho scelto una bellissima lirica d’amore scritta da Yossef Tzarfati (1470 – 1527), mentre il prossimo Shishi, presenterà una poesia di un giovane mizrahi. Tzarfati non è proprio sefardita e neanche ashkenazita, ma italiano: forse il vero figlio del piyyut dalla Terra di Israele.

Tu dormi, ma io sono sveglio e insonnolito

vago attorno alla tua casa, mio dolce amore.

Tu dormi, io le rocce invoco a testimonianza

del mio dolore e oscuro la luna.

Tu dormi, ma lo splendore del tuo volto ruba

sonno e riposo alle mie pupille.

Nella tua immagine si raccolgono tutti i miei pensieri,

e come cera nella tua fiamma si dissolvono.

Sarah Kaminski, Università di Torino

Dal Forte come la morte è l’amore, Salmone Belforte & C., 2007, p.97
Traduzione di Sara Ferrari