Redazione Aperta – La nuova era delle traduzioni Il progetto Talmud in italiano
Andrea Bozzi è uno dei maggiori esperti italiani di linguistica computazionale. Già docente all’Università di Pisa, con alle spalle importanti incarichi al Cnr, è stato consulente di ministeri (Istruzione e Beni culturali) ed è autore di innumerevoli pubblicazioni. È stato proprio il professore Bozzi a curare l’aspetto scientifico e tecnologico del progetto di traduzione italiana del Talmud Babilonese, responsabile cioè della parte “automatizzata” del processo di traduzione, che ha visto i traduttori in carne e ossa dialogare con la piattaforma informatica “Traduco”, messa a punto dal team di Bozzi presso l’ILC, Istituto di Linguistica Computazionale di Pisa.
Un’impresa titanica, frutto di un accordo siglato tra Centro Nazionale delle Ricerche, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nel 2011, che ha visto i primi risultati “mainstream” nei mesi scorsi, con la pubblicazione, per Giuntina, del trattato “Rosh Ha Shanà”, che è inaspettatamente diventato un vero e proprio caso editoriale.
Il professore è intervenuto a Trieste a Redazione aperta, il laboratorio giornalistico organizzato dalla redazione dell’Unione: un appuntamento che ha permesso di approfondire aspetti di grande interesse del suo lavoro.“Negli anni ’70 le macchine erano in grado di comprendere solo dei concetti base. Poi in questi decenni gli analizzatori automatici sono esponenzialmente migliorati, divenendo in grado di lavorare non solo sul significato della parola, ma anche sul contesto semantico in cui è utilizzata. In un futuro non troppo lontano, si arriverà alla possibilità di tradurre in modo automatico e simultaneo da una lingua all’altra con lievissimi margini di errore.” Bozzi ha poi parlato con grande entusiasmo del progetto Talmud, operazione molto complessa, che è stata avviata con qualche difficoltà iniziale.
“Dovevamo mettere a disposizione un sistema web garantito e protetto, pensato anche per essere usato in futuro. Il sistema all’inizio era lento, è stato necessario tarare il software. Inoltre, la macchina apprende dagli errori, e dunque, per diventare sempre più precisa, necessita di una sorta di rodaggio. Che possiamo dire sia stato sostanzialmente completato”.
Un’impresa di cui il professore va fiero e orgoglioso. E che ha avuto risultati davvero inaspettati.
“In questo momento sono in lavorazione molti volumi. Quattro ulteriori trattati sono quasi pronti. Il lavoro ormai ha ampiamente superato la farraginosa fase iniziale, e ora abbiamo in mano una macchina davvero funzionale. Mi ha davvero colpito l’accoglienza che ha avuto la pubblicazione del trattato di ‘Rosh Ha Shanà’, che è andato esaurito in brevissimo tempo ed è stato ristampato più volte. Un giorno mi trovavo in villeggiatura a Castiglioncello, e ho incontrato un conoscente, una persona assolutamente non esperta di materie ebraiche… che leggeva proprio il libro appena pubblicato. Mi sono stupito del successo che ha avuto. Penso testimoni anche, in parte, la bontà del lavoro che abbiamo fatto”.
Marco Di Porto
(24 luglio 2016)