diversità…
“הֶן-עָם לְבָדָד יִשְׁכֹּן, וּבַגּוֹיִם לֹא יִתְחַשָּׁב”, “Ecco, un popolo che da solo dimorerà e che non sarà annoverato tra le altre popolazioni” (Bemidbar 23, 9). Come considerare le parole di Bilam, incaricato di maledire il popolo ebraico da Balak? Bilam non riesce a maledire il popolo di Israele, al contrario lo benedice. Tanto che Balak protesta. Ma è veramente una benedizione? In fondo siamo un popolo come gli altri, integrati nella società; la differenza e l’esclusivismo possono portare al tribalismo e diventare controproducenti; in fondo sono gli altri popoli che ci considerano “diversi” e ci odiano. Tuttavia, dalle parole di Bilam, i Maestri, interpretano la “diversità” come un fattore naturale e fondante dell’identità ebraica, una vera Benedizione, rileggendo il verso così: “…הֶן-עָם לְבָדָד, יִשְׁכֹּן”, “Ecco un popolo, quando è da solo, dimorerà…” e avrà un futuro particolare con la propria identità. Altrimenti “non dimorerà”, non avrà un futuro, perderà la sua ragion d’essere. Dobbiamo quindi combattere l’assimilazione con ogni mezzo, anche ponendoci dei limiti, facendo delle scelte identitarie specifiche per il futuro dei nostri figli ebrei.
Paolo Sciunnach, insegnante
(25 luglio 2016)