ORIZZONTI Perché chiedo ai musulmani di mobilitarsi
Sinceramente, e lo scrivo col sorriso sulle labbra, mai avrei immaginato che un famigerato seguace del politicamente corretto come il sottoscritto si potesse trasformare con tanta rapidità in un emulo della Fallaci. Il mio articolo, vergato sull’onda emotiva dei fatti di Nizza, non era una chiamata di correo, ma una mano tesa e una richiesta di collaborazione.
Mi spiace che le voci critiche, alcune intrise di un vittimismo francamente stucchevole, abbiano ignorato il riferimento storico alla vicenda delle Br. Neanche gli operai comunisti erano fiancheggiatori dei brigatisti. Anzi, è proprio perché non lo erano che riuscirono a isolarli. Ma cominciarono a farlo il giorno in cui smisero di usare formule generiche come l’attuale «Not in my name» per riconoscere che la malapianta non veniva da Marte, ma dal loro stesso giardino.
Non dubito che la giornalista italiana di religione islamica che si rifiuta di considerarmi suo fratello sia in prima fila nel battersi per estirpare la pianta che uccide «infedeli» e musulmani in numero addirittura superiore. Ma non può affermare in coscienza che il giardino le sia estraneo (i seminatori di morte agiscono in nome di Allah) né che gli islamici d’Occidente impegnati con lei nella difesa dei nostri valori – in primis la laicità delle istituzioni e del diritto – siano già la maggioranza. Per un imam francese che attacca le stragi ce ne sono dieci che tacciono o le giustificano (come denunciato la settimana scorsa da quello di Nîmes). E ancora l’altro ieri ci è toccato leggere su Facebook le parole del presunto leader di una comunità islamica italiana e di suo figlio che grondavano ammirazione per il sultano bigotto Erdogan.
Forse non sono abbastanza autorevole per sostenere certe tesi. Segnalo dunque alla sorella giornalista e ai suoi estimatori questo passaggio della recente intervista a uno dei massimi esperti mondiali di mondo arabo e Islam politico, il professor Gilles Kepel. «Solo la società civile, le famiglie e gli amici dei potenziali terroristi possono fermare i jihadisti. Come nei primi Anni Ottanta i brigatisti rossi vennero fermati anche dalla sinistra italiana, che iniziò a chiamarli terroristi e non più compagni che sbagliano, così oggi occorre che le società musulmane da noi denuncino e fermino i potenziali terroristi tra loro». Sarà diventato populista anche Kepel?
Massimo Gramellini, La Stampa, 24 luglio 2016