VENEZIA, GLI EBREI, L’EUROPA – IL PROCESSO Cosa applaudiamo, cosa ci fa sorridere
C’è qualcosa di molto particolare nell’assistere a una rappresentazione de Il mercante di Venezia, sapendo che in qualche maniera la propria immaginazione verrà messa in discussione non solo nella storia romantica dell’eroe e dell’eroina ma anche, in misura ancora maggiore, in quella del suo personaggio negativo. Si ride quando il servo di Shylock, il pagliaccio di nome Gobbo, scappa dal suo avaro padrone. Si sorride quando la figlia di Shylock, Jessica, dopo essere fuggita dall’oscura casa paterna per rifugiarsi tra le braccia del suo amato, dichiara: “Ma sarò salvata grazie a mio marito. Ha fatto di me una cristiana”. Si rabbrividisce quando l’implacabile Shylock affila il coltello sulla suola dello stivale. Si applaude alla risoluzione del dilemma, quando l’ingegnosa Porzia riesce a escogitare il cavillo legale che smonta il piano omicida messo a punto da Shylock. Colui che aveva insistito sulla necessità di applicare alla lettera la legge viene smontato dalla stessa lettera della legge. Ma, allo stesso tempo, ci si sente a disagio. Cosa stiamo applaudendo esattamente, cosa ci fa sorridere? Con che occhi osserviamo la figlia ebrea che deruba il proprio padre e affida il denaro al suo spasimante cristiano, che è un cacciatore di dote? Ci uniamo alla risata rauca dei cristiani che disprezzano l’ebreo e su di lui sputano? Da che parte stiamo, alla fine della tormentata scena nella corte d’appello, quando Porzia chiede all’uomo che ha rovinato se accetterà le condizioni da lei dettate, condizioni che prevedono che l’uomo diventi immediatamente cristiano:”Ti sta bene, giudeo? Che hai da dire?”. E cosa pensiamo senta davvero l’ebreo quando risponde: “Mi sta bene”?
Stephen Greenblatt, Harvard
Pagine Ebraiche, agosto 2016
(traduzione di Giulia Castelnovo, studentessa della Scuola Superiore per Traduttori di Trieste e tirocinante presso la redazione giornalistica UCEI. Nell’immagine, scattata da Andrea Messana, un momento della rappresentazione de “Il Mercante di Venezia” nella piazza del Ghetto)